Verità nascoste
dietro un cancello

Adesso da quel cancello passano tutti con la disinvoltura degli eroi nibelunghi. L’ultima a farlo è stata Silvana Saita, consigliera regionale della Lega Nord, che ha depositato una richiesta di audizione delle parti sociali e una mozione urgente per la convocazione di un tavolo. Il cancello è quello della Faac e la mozione è così urgente da arrivare con sei mesi di ritardo, visto che l’azienda di Grassobbio ha chiuso per delocalizzare in Bulgaria nel marzo scorso dopo una trattativa cominciata nell’autunno 2014.

Della vicenda hanno parlato tutti, giornali, Tv e siti (noi 12 articoli), ma la signora Saita non s’era accorta che 50 lavoratori bergamaschi stavano perdendo il posto. La cosa è già poco comprensibile a guardarla dal Pirellone anche se la crisi è stata lunghissima (forse non è ancora finita), durissima e ha coinvolto migliaia di persone. Il mondo del lavoro ne è uscito sconvolto, oggi numerose famiglie lottano per dare ai figli una prospettiva.

È veramente singolare che a scendere dalla pianta con trafelato ritardo sia l’ex sindachessa di Seriate (in carica fino al 2013), paese che confina con Grassobbio. Se alzi la voce e non decollano jet, dall’altra parte del ponte ciclopedonale ti sentono. Lo diciamo con stupore perché la crisi della Genius (allora così si chiamava l’azienda, poi incorporata nella Faac) risale al 2011 e la situazione ha cominciato a precipitare a fine 2014. Per cogliere fibrillazioni e preoccupazioni sul territorio bastava non girare col burqa. Allora sì che un affiancamento della classe politica per salvaguardare le sorti dei lavoratori sarebbe stato prezioso. Oggi invece odora di campagna elettorale permanente lontano un chilometro.

La vicenda è più complessa di come l’ha raccontata il segretario provinciale della Lega, Daniele Belotti - penultimo a interessarsene ma primo a cavalcarla - dal palco della Berghem fest per fare bella figura con Salvini. Dall’anno scorso lavoratori, parti sociali provinciali e rappresentanti sindacali interni si sono seduti spesso ai tavoli di trattativa con un management che voleva delocalizzare a tutti i costi le attività di un marchio di proprietà dell’Arcidiocesi di Bologna, frutto di un lascito del 2013. Così, mentre i politici si occupavano d’altro e non certo della Faac, dentro l’azienda si lavorava per tutelare gli interessi dei lavoratori. Una vertenza dura, ma con esito positivo nonostante lo scenario nero. Certamente migliore di quello riservato dalla Lega ai suoi 72 dipendenti di via Bellerio a Milano, licenziati all’inizio dell’anno. I 50 lavoratori della Faac, dopo un referendum con 37 favorevoli e 13 contrari, hanno accettato un incentivo in denaro tutt’altro che esiguo, un anno di cassa integrazione straordinaria e un supporto economico per favorire il reinserimento nel mondo produttivo (in parole povere, chi li assume ha dei benefici). L’accordo è stato firmato prima dell’estate dalla Fim-Cisl e dalla Rsu aziendale, non dalla Fiom-Cgil.

La diocesi di Bergamo si è sempre interessata alla vicenda, sia per solidarietà e affetto nei confronti dei lavoratori bergamaschi, sia per la particolare natura del proprietario. E in una fase delle trattative ha provato, a fronte di notevoli sacrifici e purtroppo senza esito, a risolvere il problema facendosene carico, per il bene del territorio. Si è mossa con discrezione per salvaguardare le persone e il buon fine dell’operazione. Non è certo andata a dirlo a Belotti, anche perché svegliare i politici sonnambuli è pericoloso. Quegli stessi statisti da comizio che – da Indesit a Honegger a Manifattura di Valle Brembana – nei lunghi anni della crisi non hanno portato a casa un solo posto di lavoro per la nostra gente.

La diocesi c’è e c’è sempre stata. Lo dimostrano i 5 milioni del fondo Famiglia e Lavoro erogati in sei anni. Lo sanno i lavoratori della Faac, anche quelli che stavano sul palco alla Berghem fest. Lo sanno alla Cgil, ed è triste coglierne il totale silenzio, come se la strumentalizzazione della verità fosse più funzionale della verità stessa. Ora la vicenda è nelle mani del luna park politico. E infatti ecco furbate, mozioni, tre palle un soldo. Auguri

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