Scienza e Tecnologia
Martedì 13 Febbraio 2024
Trovata l'area del cervello che dà vita alla magia dei film
La magia dei film è tutta opera di una piccola area del cervello che trasforma i singoli fotogrammi nell’illusione di immagini in movimento , senza interruzioni tra l’una e l’altra. Ora questa struttura fondamentale è stata finalmente individuata nel collicolo superiore , vitale non solo per guardare un film ma soprattutto per la percezione dinamica del mondo che ci circonda . Il risultato si deve ad uno studio del centro di ricerca Champalimaud di Lisbona pubblicato sulla rivista Nature Communications, che apre nuove strade per la comprensione ed il trattamento di disabilità visive, malattie del nervo ottico, ictus e autismo.
La velocità con cui dei lampi di luce devono susseguirsi affinché il cervello li percepisca come una luce fissa anziché lampeggiante è nota come ‘ soglia di fusione dello sfarfallio’ e varia molto tra i diversi animali: ad esempio, gli uccelli hanno una soglia molto più alta rispetto agli esseri umani, e possono quindi captare anche movimenti estremamente veloci. Tuttavia, utilizzando metodi diversi per misurare questa soglia si ottengono solitamente risultati diversi.
Per fare un po’ di luce sulla questione, i ricercatori coordinati da Noam Shemesh hanno quindi scelto di combinare tra loro scansioni cerebrali con risonanza magnetica funzionale, esperimenti per valutare il comportamento e registrazioni elettriche dell’attività cerebrale. L’obiettivo era osservare il cervello quando passa dalla percezione di lampi singoli a quella di una luce fissa e individuare le regioni coinvolte in questo processo.
Tutti i dati raccolti facendo esperimenti con i topi hanno puntato alla stessa area: il collicolo superiore. “A frequenze di luce più basse, ogni lampo sembra essere elaborato da questa struttura come una novità importante – spiega Rita Gil, co-autrice dello studio insieme a Mafalda Valente – ma quando la frequenza aumenta oltre una certa soglia, il collicolo superiore sembra decidere che lo stimolo non è più nuovo o degno di nota e riduce quindi la sua attività, facendolo percepire come continuo”.
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