Il Maggiolino della Cia

Nessuno pensa che quello Volkswagen sia solo uno scandalo legato ai furbetti della valvolina. Le emissioni emergono, ma in questa torbida faccenda è molto più interessante andare a vedere ciò che sta oltre i motori e non ha nulla a che spartire con le quattro ruote.

Sarà un caso ma dopo una stagione da assoluta protagonista sulle rotte internazionali, la kanzlerin Angela Merkel da dieci giorni tace. Lascia che parlino i fatti e che il rumore di fondo domini la scena nell’imbarazzo generale.

Gli americani, con il classico e insinuante metodo Cia, hanno fatto centro e hanno mandato un messaggio inequivocabile al Paese europeo che in questi anni più di tutti aveva condizionato le strategie della diplomazia politica ed economica.

La Germania prepotente nella gestione della crisi greca (contro i voleri di Washington) e nel condizionamento di un intero continente; la Germania che nell’ultimo G7 ha fatto sapere di ritenere assurde le misure (imposte da Washington) alla Russia per la guerra in Ucraina; la Germania che ha rapporti privilegiati con Cina e Turchia; la Germania che più di tutti aveva alzato la voce sulle intercettazioni internazionali e che guida il fronte anti-Google per i diritti d’autore e le imposte eluse, adesso è silente.

Messa all’angolo da uno scandalo che somiglia a un avvertimento. Piegata come un giunco in attesa che la tempesta passi. Colpire la Volkswagen è quasi più che colpire la Bundesbank (l’altro bersaglio grosso), l’anima stessa del popolo tedesco, la sua filosofia di lavoro e di vita.

Lo dice anche lo spot: non un’auto qualsiasi, ma das Auto. Se poi vogliamo credere fantapolitica tutto questo e fermarci alla valvolina o al software che bara per lo 0,03% facciamolo pure. Ma domani torniamo a scuola accompagnati dalla mamma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA