La busta arancione

Se trovate nella posta una busta arancione non stressatevi. Il mittente è l’Inps, quindi ce ne sarebbe a sufficienza per barricarsi in camera da letto con i viveri, ma questa volta non vogliono soldi dimenticati vent’anni fa. L’intento è buono.

Nella busta arancione (si chiama così perché la Svezia, titolare dell’esperimento pilota, prediligeva quel colore) ci sono le istruzioni e la password per conoscere la proiezione delle nostre pensioni.

Secondo il presidente Tito Boeri l’iniziativa ha un duplice scopo: marcare un punto a favore della trasparenza (giusto) e far sapere agli italiani se dovranno correre ad accendere una pensione integrativa per sopravvivere oppure no. Pare che chi sta sotto i 40 anni riceverà per primo l’incartamento proprio perché più a rischio delusione.

Questo ci dice l’Inps e a questo crediamo. Il resto lo abbiamo saputo sintonizzandoci su Radio24 qualche giorno fa, mentre era in onda la bella trasmissione «Cuore e denari». Il tema era quello del bustone e l’esperto ci informava che la cifra non sarà esatta. «E come potrebbe esserlo se si tratta di una proiezione? Le variabili sono tante, bisogna capire».

Certo, non sappiamo neppure se fallirà la Grecia, figuriamoci se possiamo sapere quanto prenderemo di pensione fra alcuni anni. Poi telefona Romano, un signore partenopeo che ci illumina: «Guardate, vado in pensione fra tre giorni, sto telefonando ininterrottamente agli uffici competenti Inps e la risposta è sempre la stessa: non abbiamo ancora un calcolo della sua posizione».

Se, come speriamo, si tratta di un burlone, nessun allarme. Se invece, come temiamo, la situazione è esattamente questa, prendiamo il bustone con leggerezza. Ben che vada, nella ferrea tradizione della nostra pubblica amministrazione, ci sarà un numero a caso.

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