La legge dell’ex (politico)

di Giorgio Gandola

Scusate se riparliamo di vitalizi. È vero che in giro c’è ben altro, ma a noi interessa ben questo. Voi direte, ma quelli di assessori e consiglieri regionali non sono stati aboliti? Sì, la regola vale per i politici in carica e per i «profili futuri».

Scusate se riparliamo di vitalizi. È vero che in giro c’è ben altro, ma a noi interessa ben questo. Voi direte, ma quelli di assessori e consiglieri regionali non sono stati aboliti? Sì, la regola vale per i politici in carica e per i «profili futuri».

Il problema riguarda l’esercito degli ex, per i quali alcune Regioni continuano a sborsare fior di denari pubblici. Due su tutte, Lazio e Veneto. In Veneto gli ex costano alla collettività undici milioni di euro, mentre gli effettivi al lavoro (si spera) si fermano a nove. Con il risultato paradossale di dover pagare di più gli ex come Cacciari, Galan, Zanonato degli effettivi.

Nel Lazio ogni anno vengono erogati 20 milioni per agevolare la serena quiescenza di 270 pensionati, che presto aumenteranno per una perversione della legge: poiché la Regione ha stabilito come soglia per avere diritto alla pensione i 50 anni, coloro che non hanno più incarichi ma che stanno per compierli hanno messo lo champagne in frigorifero.

L’anno prossimo altri 44 fortunati entreranno nel club del vitalizio facile: tremila euro al mese per sempre. Vale la pena sottolineare come non ci sia alcuna volontà di accusare le singole persone, ma di denunciare i tortuosi bizantinismi di una legge che si erge a difesa di un privilegio fuori dal tempo. Perché mai chi svolge compiti da consigliere o assessore regionale deve maturare il diritto a una pensione?

La politica è un valore, chi vi si dedica ha uno stipendio, rimborsi spese (anche per aragoste e mutande verdi), potere e agevolazioni per tutta la durata degli incarichi. Una volta conclusa la missione dovrebbe semplicemente tornare all’attività precedente o costruirsene un’altra. Troppo banale?

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