L’importante è crederci

di Gianlorenzo Barollo

«I am stronger». Sulle prime ho pensato a un errore nel montaggio, oppure all’ennesimo strafalcione in itanglese poi è arrivata la conferma della traduzione: sono più forte.

«I am stronger». Sulle prime ho pensato a un errore nel montaggio, oppure all’ennesimo strafalcione in itanglese poi è arrivata la conferma della traduzione: sono più forte. E a pronunciarlo non era un Sylvester Stallone con la nuova puntata di Rocky, ma il nostro presidente del consiglio, Enrico Letta, di ritorno dalla Germania dove aveva fatto rapporto ai vertici dell’alleato alemanno.

«Sono più forte, il centrodestra si è diviso, Berlusconi non è più una minaccia.Il governo è stabile e manterremo i nostri impegni». Insomma l’importante è crederci. E se non lo fa Letta, chi altro potrebbe. Ma davvero può dirsi più forte? Il Popolo delle libertà si è spaccato, però il centrodestra si è diviso soltanto nominalmente: in concreto ha raddoppiato l’azione di «erosione» dentro e fuori il governo.

La maggioranza più solida? Eppure il Pd sta attraversando un’altra stagione di scontri fratricidi nell’estenuante – e forse vana –ricerca del leader definitivo. Intanto l’emorragia dei posti di lavoro prosegue, il numero delle ditte che chiudono i battenti cresce, i dati Istat e i rapporti delle Camere di commercio somigliano a bollettini di guerra.

E la forza? Sta forse nella legge di stabilità? Un lavoro complesso, certo, un «work in progress» nell’ottica della «spending review». In pratica «The final cut», per dirla alla Pink Floyd. Ma dopo tutti sti tagli, che faremo di questo Paese a brandelli? Mi raccomando presidente Letta, è allora che servirà tutta la sua forza... per ricucire. Purchè in casa rimangano ago e un po’ di filo.

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