Ragazzi allo sbando

Rischiamo di dover passeggiare con il casco integrale. E anche questa scocciatura potremmo addebitarla a quel cortile di ricreazione dell’esistenza che sta diventando la rete. Un luogo che di virtuale non ha più nulla, perché i modelli, le azioni, gli strumenti narrativi che abitano il web arrivano da azioni compiute nella vita reale.

Il pugno che una donna di 30 anni ha ricevuto in pieno volto la settimana scorsa mentre camminava a Milano, in piazzale Loreto, alle nove di sera, non è stato per niente virtuale. Lei per terra col naso rotto, l’aggressore in fuga e una singolare novità: nessuno scippo, nessuna vendetta, nessun secondo fine. Solo un gioco. Un gioco ovviamente idiota (Knockout) inventato negli Stati Uniti e immancabilmente importato in Italia, il cui scopo è godere degli effetti emulativi su Internet. Ogni aggressione è un blitz filmato da un amico del bellimbusto, che la posta sui social network per la felicità del gruppo di ragazzi annoiati chiamati a commentare le gesta dell’eroe noir.

Siamo al delirio. Siamo entrati in un fumetto tridimensionale o in un videogioco. Ma con sangue vero. Con tutto l’amore per i nostri ragazzi, è evidente che non si possa rimanere a guardare. La famiglia può fare molto, siamo convinti che gli anticorpi alla violenza e al bullismo si sviluppino sempre e comunque fra le mura domestiche. In caso non accadesse, le forze dell’ordine potrebbero cominciare a bussare agli indirizzi di chi pubblica i filmati. Poi c’è la buona vecchia regola di restituire il cazzotto a chi prova a rifilartelo. Scelta pericolosa perché prima o poi potrebbe spuntare un magistrato deciso, in punta di diritto, a mandare a processo la vittima per eccesso doloso di legittima difesa.

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