Italiani
più longevi

Sempre più grassi e pigri, meno fumatori ma sempre affezionati al bicchiere, e con la crisi che incalza e spesso costringe a dilazionare, se non proprio a eliminare, le cure. Ma nonostante le difficoltà (di congiuntura) e gli scorretti stili di vita (di sempre) la longevità degli italiani non solo non sembra risentirne ma anzi, migliora. Tanto che si è guadagnata circa mezzo anno in più di aspettativa di vita per maschi e femmine (rispettivamente 0,7 anni in più e 0,5), avvicinando sempre di più i due sessi che oggi in Italia possono guardare a una vita lunga 84,5 anni nel caso delle donne e quasi 80 (79,4) per gli uomini.

È il «paradosso italiano» fotografato dal Rapporto Osservasalute 2012, alla sua decima edizione, che mette in guardia però sul futuro: le misure di austerity e di contenimento della spesa pubblica e la mannaia dei tagli alla sanità nel tempo potrebbero infatti tradursi (quando già non succede) in un taglio dei servizi a discapito della salute stessa dei cittadini, arrivando anche a mettere a repentaglio la stessa natura pubblica e universalistica del sistema.

E infatti l'efficienza, osserva il Rapporto dando per la prima volta delle «pagelle» alle performance dei servizi sanitari regionali, non sempre si sposa con l'efficacia, cioè la qualità e l'accesso alle cure. Anzi. Analizzando questo «trade-off» gli esperti dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane che hanno redatto il rapporto coordinati da Walter Ricciardi hanno verificato che i conti in effetti migliorano, con un calo del disavanzo passato dai 2,206 miliardi di euro del 2010 ai 1,779 miliardi di euro del 2011. Sempre più spesso però si registrano «bocciature», sia in termini di esiti di salute che di appropriatezza, accessibilità e soddisfazione.

L'Alto Adige e l'Abruzzo ad esempio, hanno conti in ordine ma livelli medio bassi di efficacia. Così come Liguria e Basilicata, con gestione delle risorse più traballanti, hanno risultati medio alti in termini di salute.

Peraltro, si legge sempre nel Rapporto, la spesa sanitaria in generale è ormai sotto controllo, dentro la media Ue e in linea con quella dei Paesi Ocse: quindi i tagli, intensificati da ultimo con la spending review, non si possono giustificare con «presunte dispendiosità del sistema». Avanti di questo passo occorrerà invece chiarire «in modo esplicito i livelli di assistenza che il Ssn potrà continuare effettivamente a garantire su base universalistica».

In attesa di vedere le evoluzioni del servizio sanitario pubblico, gli italiani non sembrano però prendersi troppa cura della propria salute. Quasi 4 su 10 hanno problemi con la bilancia (soprattutto gli uomini) e il 10% ormai è obeso. E circa la metà è sedentario, stavolta più le donne degli uomini, che praticano anche più sport. E se da un lato si registra il calo di un soffio dei fumatori (passati dal 22,8% del 2010 al 22,3% nel 2011) e di chi beve alcolici (i non consumatori sono aumentati del 3,3%) restano diffusi, soprattutto tra giovani e giovanissimi, comportamenti a rischio, non solo perchè si beve abitualmente e fuori pasto, ma anche perchè si esagera con il binge drinking.

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