Le protesi di anca e di ginocchio
Infezioni nel 2 per cento dei casi

«Può accadere che le protesi impiantate la prima volta si contaminino con agenti batterici: non si tratta di imperizia medica ma di complicanze infettive che possono verificarsi al di là di ogni accortezza presa in sala operatoria. Nonostante questo si può intervenire e risolvere a breve il problema grazie all’utilizzo di cementi arricchiti di antibiotici».

Così Antonio Pellegrini, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale per il trattamento delle complicanze infettive in Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Gaetano Pini, spiega l’utilizzo del cemento antibiotato, tema dibattuto recentemente al convegno organizzato all’Istituto Ortopedico Gaetano Pini, uno dei pochi ospedali in Italia ad effettuare questo tipo di intervento. «I cementi ossei antibiotati rappresentano un’ottima soluzione per guarire l’infezione di una protesi impiantata da poco - aggiunge Pellegrini -. In questi casi è importante segnalare il problema ai medici per tempo con lo scopo di intervenire il prima possibile, rivolgersi alla struttura adeguata e sottoporsi a un intervento chirurgico per sanare l’infezione. Successivamente, solo a guarigione avvenuta, verrà impiantata una nuova protesi».

Nel caso di infezioni - la maggior parte delle quali interessano anca e ginocchio - si procede a togliere la protesi infetta in sala operatoria, a pulire l’osso e a inserire materiale di cemento arricchito di antibiotico; questo aiuta a debellare l’infezione.

Dopo due o tre mesi, verificata la guarigione, si procede all’impianto di una nuova protesi metallica. In Italia nel 2012 le protesi di ginocchio sono quasi 60 mila; di queste il 2% ha avuto una complicanza infettiva. «Per questo è necessario intervenire per tempo - conclude Pellegrini - L’utilizzo dei cementi antibiotati c’è già da diversi anni nel nostro ospedale, ma l’utilizzo di nuove combinazioni di antibiotici permette di ottenere sempre migliori risultati».

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