Cavalli si racconta
in «Just me»

Un uomo che si fida delle sue sensazioni, curioso e appassionato. Un uomo rock'n roll, affamato di vita. Che vede il mondo a colori, amante delle donne e creatore per le donne. Ma non solo. Inizia con la morte del padre «Just me», il libro autobiografico di Roberto Cavalli.

Un uomo che si fida delle sue sensazioni, curioso e appassionato. Un uomo rock'n roll, affamato di vita. Che vede il mondo a colori, amante delle donne e creatore per le donne. Ma non solo. Inizia con la morte del padre «Just me», il libro autobiografico di Roberto Cavalli. E lo stupore si dipana subito dalle prime pagine, perché non ti immagini quel dolore soffocato, quella storia di bambino che aspetta davanti alla porta il ritorno del babbo, fucilato dai tedeschi.

Ti aspetti i lustrini, i colori accesi, le stampe che lo hanno reso famoso in tutto il mondo e trovi Robertino, come lo chiamavano a casa, che una notte con il paese infuocato dalla guerra parte con la mamma e la sorella Lietta per Firenze, lasciandosi alle spalle un'infanzia felice, «una vita serena e piena di sogni». Sogni che non lo abbandonano e non lo abbandoneranno mai. Forse, proprio per questo suo passato così doloroso, Roberto Cavalli, 72 anni, è l'uomo che oggi conosciamo. Forse, proprio per questo il libro è una storia sincera di vita e di moda. Un racconto da tanti anni meditato e scritto con impeto. Con la vivacità di un bambino che già a scuola amava «essere apprezzato per il look: in eleganza ero il prima della classe – sorride Cavalli –. La scuola non mi piaceva: era cominciato il periodo in cui essere ammirato dalle ragazze ricompensava ogni mio insuccesso scolastico». Perché questa storia, edita da Mondadori, è soprattutto un racconto d'amore. Dal primissimo palpitare di cuore, per Gabriella Orvieto – «Una brunetta con la frangia e gli occhi scuri che sedeva in prima fila a scuola» – fino a Silvanella e ad Eva, moglie e musa di Roberto, passando per mamma e Lietta: la prima che a un certo punto riprende in mano le redini della sua vita e avvia un'attività sartoriale, la seconda bravissima a decorare i tessuti.

Parte tutto da qui il mondo Cavalli, ragazzo balbuziente e con il pallino della discografia: «Non mi era passato mai per la mente di dedicarmi a quel mondo: ho respirato una leggera aria di moda a casa e una forte aria di arte a Firenze – aggiunge –. Oggi che non voglio essere definito né stilista né designer, mi piace considerarmi un artista della moda, uno a cui piace trasformare semplici tele di cotone in preziosi broccati». Uno stampatore, si può definire da sempre: imparando a destreggiarsi con le tecniche di fissaggio e i coloranti sui diversi materiali, Roberto Cavalli ha passato la sua giovinezza in laboratorio: «Sono sempre stato un testardo, la mediocrità non mi è mai piaciuta», spiega commentando le sue prime stampe su maglia. «Fu una rivoluzione, i disegni venivano stampati su capi già confezionati con le sole cuciture aperte: potevo così piazzare la stampa a mio piacimento, non c'era limite alla creatività».

Erano gli albori della stampa tinta in capo, e di un amore per i tessuti e soprattutto per il colore. E come sempre è la passione che spinge gli audaci, soprattutto uno come Cavalli: mai soddisfatto, sempre alla ricerca dell'idea, ma anche capace di cogliere l'attivo e di creare l'occasione: «Mi imbucai alla festa di Mario Valentino e mi inventai stampatore di pelle – racconta –: la fantasia non mi mancava, anche nell'inventare storie assurde». Assurde, ma che diventano realtà in poco tempo, perché è così che Cavalli dà vita alla sua prima collezione, decorando le pelli con tecniche a pressione e a caldo per creare movimenti ed effetti a rilievo: «Oggi ogni conceria presenta nelle sue collezioni varie qualità di pelle con ogni genere di disegno, fantasia e colore – commenta –: pochi sanno che l'iniziatore di tutto ciò sono stato io». E aggiunge: «Quello che mi ha portato al successo è stata la sfida - e si spiega meglio -: ogni sfida mi rende da sempre incredibilmente più forte». E lo dice uno che è stato soprannominato «cowboy», «pescatore», «uomo di campagna»: «Non apparivo chic come Valentino, non ero distaccato come Dolce & Gabbana, non ero minimalista come Armani - spiega -. Ero diverso da tutti, lo sono tuttora». Un uomo che «ama le donne, esaltandone la femminilità», si racconta lui nel libro dove ricorda la collezione futuristica e glamour di quando «usai i colori metallizzati per coprire una partita di sole pelli blu che avevo a disposizione» o quando, tornando da Bali, «creai una collezione dove erano le lavorazioni a fare la differenza, con cuciture dorate e la nobilitazione dei tessuti poveri».

Una collezione fantasiosa, tra motivi floreali, gigli, pitoni e farfalle, con la capacità di inventarsi novità che hanno rivoluzionato lo stile: «Penso ai miei jeans elastici stampati, dove nella fibra del denim ci ho aggiunto la lycra: è stata una delle cose più divertenti e speciali che ho fatto». Capi dedicati alle donne: «Forse è per loro che ho iniziato a fare questo mestiere: è a loro che dedico i miei sogni in termini di moda». Con un'amara visione del sistema: «La quantità si è sostituita alla qualità, con la moda degli ultimi trent'anni che non ha avuto alcuna evoluzione: si è puntellata con troppi riferimenti al passato». Perché «probabilmente solo nel passato esisteva libertà di pensiero creativo, una ricerca del nuovo ? commenta ?. E poi un tempo eravamo un gruppo di amici che affrontavano di volta in volta una nuova avventura senza sapere come sarebbe andata a finire: non avrei mai creduto che un giorno avrei visto questo mondo diventare una macchina governata da astuzie e manovre». Ma Cavalli guarda oltre e lo fa anche nel suo libro dove dedica un messaggio a chi nel futuro deve credere: «Se vuoi una cosa con risolutezza, tenacia e ostinazione, quasi sempre riuscirai ad ottenerla». E sorride ancora: «La mia vita? Una vera avventura, senza foreste né animali feroci. L'importante è prendere la vita con "leggerezza costruttiva", perché alla vita devi decisamente sorridere». Grazie della lezione.

Fabiana Tinaglia

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