Il mondo cattolico
e il senso dello Stato

«Me lo ricordo bene, quando quel don Ciotti che predicava la ‘legalità’ proprio non mi convinceva».

«Un prete dovrebbe puntare oltre – pensavo, pur con tutta la stima che avevo (ed ho) per il grande sacerdote torinese -, la giustizia del Vangelo sta al di là del mero rispetto delle leggi, sia pure dello Stato. Per non parlare di altre virtù come la carità e la misericordia: mica possono limitarsi a qualcosa di arido come delle regole di buona convivenza…»

Cosi inizia un post, intrigante, di Roberto Beretta sul blog collettivo Vino Nuovo . Beretta da molti anni è giornalista delle pagine culturali di Avvenire e dal 2012 Assessore Comunale alla trasparenza e alla sicurezza nel Comune di Lissone. Proprio in nome di questo impegno pubblico nasce il mea culpa reso pubblico sul blog: «Oggi che faccio l’amministratore pubblico, devo convertirmi e ammettere che aveva (ed ha) ragione lui: la legalità non è affatto cosa di poco conto, soprattutto per noi italiani e – se posso annunciare così l’argomento di questo post – noi cattolici. Sarà infatti l’eredità della “questione romana”, oppure il plurisecolare contrasto tra temporale e spirituale, ma noi credenti d’Italia non siamo stati educati al rispetto delle istituzioni ‘laiche’ né abbiamo grande senso dello Stato. Meno ancora del già scarso senso che i connazionali dimostrano in quanto tali».

Beretta si interroga sul perché di tutto questo. Dando due risposte: La prima perché molti credenti hanno una visione «teologica» distorta. Siccome hanno come tavola fondamentale il Vangelo, tutto il resto – le leggi, la Costituzione, le norme del patto sociale – passano in secondo piano. Ubi maior, minor cessat… Il problema è che poi pure il Vangelo lo interpretano alla loro maniera, per cui commettere adulterio è grave in quanto peccato «da 10 comandamenti», mentre non pagare le tasse è reputato soltanto una colpa veniale e dunque (moralmente ma anche civilmente) pesa senz’altro meno; grandissime discussioni si imbastiscono intorno alla bioetica, ma non si è mai sentito di un dibattito parrocchiale sugli aspetti morali della corruzione.

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