Il pasticciere
del Pirellone

Quando nel 2001 a Bergamo cambiarono gli equilibri di Forza Italia, l’allora sindaco Cesare Veneziani si vide arrivare a Palazzo Frizzoni una bellicosa delegazione del new deal azzurro con una semplice richiesta: rimpasto.

Di Giunta, ovviamente. Lui ci pensò su un attimo (nemmeno tanto, considerato il caratterino...) e ne uscì con una battuta fulminante: «Mica faccio il fornaio, io». Per i due anni successivi ne vide di ogni, alla fine venne pure ricandidato ed andò a schiantarsi contro il centrosinistra guidato da Roberto Bruni. Vittima del fuoco amico, soprattutto.

Roberto Maroni, per tutti Bobo, è invece di tutt’altra pasta, appunto. In meno di due anni dal suo arrivo al Pirellone sta già lavorando ad una seconda sistematina della squadra. Potenza degli equilibri sempre più difficili in un centrodestra che continua a marciare diviso e non per colpire unito, così di primo acchito.

La dicotomia di un Ncd maggioranza al Pirellone insieme a Forza Italia e Lega e pure a Palazzo Chigi dove azzurri e padani sono (chi più, chi meno, chi meno meno...) all’opposizione è lì da vedere. Perché se c’è un posto dove lo strappo interno agli azzurri è stato traumatico è la Lombardia, e qui Ncd non è proprio allineato e coperto . Aggiungiamoci poi che Forza Italia, tornata alla denominazione originale ha pure conservato i vizi di sempre, quindi correnti, spifferi, sottogruppi, fedelissimi di questa o quella parte, assetti mutevoli come una giornata autunnale a Londra.

Tutti con Berlusconi, per carità (e sennò dove si va? Nel Ncd...), ma con mutevoli varianti da chilometro a chilometro. C’è chi sta con Mantovani e chi con la Gelmini , chi con nessuno dei due e chi con entrambi e cerca di capire dove tiri il vento. Sullo sfondo una Regione che in 17 anni di governo formigoniano può contare su una struttura potente e radicata come poche. Gente che conosce ogni angolo degli uffici che contano e che guarda le new entry politiche dall’alto al basso. Perché i politici passano, dirigenti e funzionari restano, e fanno la differenza.

Morale, alla fine la parte più debole di questa vicenda è proprio quella politica, dove tra una richiesta, un suggerimento ed un diktat Maroni si appresta a varare l’esecutivo Ter. Senza nel frattempo essere riuscito a trovare una soluziona a quell’autentico bubbone che è Trenord, dove nessuno vuole proprio metterci la testa. Figuriamoci il resto. Pare che il lombardissimo Bobo stia facendo propria una celebre massima milanese: «Ofelè fa il to mesté». Ovvero «pasticciere fa il tuo mestiere». E che fa il pasticciere? Rimpasta e rimpasta...

© RIPRODUZIONE RISERVATA