Esperti delle «minerali»
ma si muore di sete

Si è aperta Expo 2015, summit mondiale per dibattere sul futuro del pianeta, in particolare per quanto riguarda il modo migliore per nutrire «tutti» i suoi abitanti, in qualunque parte del globo essi nascano e vivano.

Sì, perché oggi come oggi va a fortuna. Se nasci in una zona sottosviluppata dell’Africa, rischi molto di morire di fame e di sete. Per molti, troppi, già oggi, questo rischio è purtroppo realtà. E i rischi aumentano con il sovrapopolamento del pianeta e, al contempo, l’inquinamento e la diminuzione delle zone agricole. Il contrasto del tenore di vita (che dipende appunto dalla fortuna del luogo in cui si nasce) lo avverto in tutta la sua drammaticità quando da un lato vedo foto e filmati di bambini denutriti che sembrano già degli scheletri, dall’altro ecco il comunicato che annuncia a Mantova, nel mese di maggio, due corsi per la formazione di «idrosommelier», gli operatori della ristorazione specializzati nell’abbinamento cibo-acqua minerale a tavola. Da anni esiste in Italia l’Adam, Associazione Degustatori Acque Minerali.

Come giornalista di enogastronomia non posso e non voglio dire che una specializzazione del genere sia quasi quasi esagerata (ci sarebbe ancora tanta cultura, prima, da fare sul vino e sull’olio), ma non posso non pensare che mentre qui noi stiamo a discutere sulla percezione sensoriale delle diverse acque minerali, in altre parti del globo non hanno nemmeno un’acqua sporca e puzzolente da bere. Nel periodo dell’Expo una riflessione in tal senso può far bene a tutti.

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