La lettera: caro Doni, eri un mito
Ora i miei bambini sono tristi

«Caro Doni, sono un super tifoso dell'Atalanta da quando ho 11 anni e oggi ne ho quasi 38; sono abbonato da oltre un ventennio indipendentemente dalla categoria nella quale la squadra era impegnata. Ho seguito la Dea in giro per l'Italia e anche per due volte in Europa».

«Caro Doni, sono un super tifoso dell'Atalanta da quando ho 11 anni e oggi ne ho quasi 38; sono abbonato da oltre un ventennio indipendentemente dalla categoria nella quale la squadra era impegnata. Ho seguito la Dea in giro per l'Italia e anche per due volte in Europa con grande orgoglio».

«Ho visto giocare a Bergamo tanti giocatori, pochi mercenari, alcuni campioni e molti uomini veri. Per molti anni ho canticchiato tra le mie mura di casa il ritornello «Cri-stia-no Doni alè alè, Cri-stia-no Doni alè alè, Cri-stia-no Doni Doni Doni alè alè».

«Ero così fiero di avere un capitano come te che, pur di ritornare a Bergamo, aveva accettato di guadagnare meno, aveva accettato anche di giocare in serie B, eri il nostro Del Piero o il nostro Maldini, sembrava una favola vera, anche l'Atalanta aveva il suo fuoriclasse attaccato alla maglia, perché eri pure diventato il miglior goleador di tutti i tempi, ti avremmo portato riconoscenza per almeno 50 anni».

«Sono sicuro che se tu fossi invecchiato a Bergamo avresti incontrato bambini che, per strada pur non sapendo chi fossi, sarebbero stati «obbligati» a salutarti dai loro papà, o dai nonni. E invece hai rovinato tutto e magari da Bergamo dovrai andartene in silenzio. Noi bergamaschi avevamo "aperto le mura di Città Alta" per ringraziarti di quello che avevi fatto».

«Penso che al pari di Stromberg saresti diventato un mito per noi, immagino la tua ultima partita per l'addio al calcio giocata nello stadio "Bortolotti": chissà che festa ti avremmo preparato e probabilmente ti saresti, e ci saremmo, pure commossi. Nel corso di questi ultimi anni di militanza atalantina, tutta questa ammirazione nei tuoi confronti l'ho purtroppo trasmessa anche ai miei due bimbi, Marta di 7 anni, e Luca di 3 anni che pur non frequentando certo lo stadio, avevano la tua maglia rigorosamente di taglie diverse perché entrambi l'avevano indossata con enorme fierezza in occasione dell'ultima promozione in A alla grande festa in centro».

«E invece ora l'incantesimo si è rotto e con un po' di magone e tantissima delusione ho dovuto raccontare ai miei bimbi cosa avevi combinato e per che motivo ti avevano arrestato come un qualsiasi criminale. È stato triste sentire la mia bimba che mi continuava a ripetere: "Ma proprio lui che era il capitano e il più amato dai tifosi, perché ha fatto una cosa del genere? Ma cosa racconterà alla sua bambina..."».

«Da oggi entrambi non vogliono più mettere la tua maglia e forse mi converrà veramente chiederne una a Stromberg, e pure la fotografia che ti raffigurava con loro, Marta al tuo fianco e Luca in braccio, scattata fuori dallo stadio all'ultima partita del campionato scorso, mi converrà toglierla da sopra l'armadio dove ne facevo bella mostra agli amici».

«Perché caro sig. Doni credimi, la delusione di noi adulti è già immensa e profonda, ma l'incredulità con cui due bimbi ti chiedono spiegazioni su questa faccenda è veramente mortificante. Caro ex capitano, sei stato capace di rompere una storia che sembrava veramente una favola, il signor denaro ti ha fatto perdere i lumi della ragione e ora che sei ricco non avrai più la stima di una città che ti adorava. Che per la tua famiglia e soprattutto per la tua bimba sia comunque un Buon Natale».

Marco 74, papà supertifoso

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