Ue in stand by su art.7, in attesa risposta da Varsavia

BRUXELLES - Il consiglio Affari generali dell'Ue lascia spazio al dialogo con la Polonia, e resta in 'stand by' sull'avvio formale della procedura dell'articolo 7, iter previsto dai Trattati in caso di rischio di gravi violazioni allo stato di diritto - in questo caso del sistema giudiziario - che nella sua fase più avanzata può portare anche a pesanti sanzioni.

 

Varsavia ha tempo fino al 20 marzo per rispondere, così come previsto dal provvedimento della Commissione Ue di dicembre. Ne ha parlato il vicepresidente dell'esecutivo comunitario Frans Timmermans al termine della riunione dei ministri dei 28.



"Ho spiegato le questioni, riscuotendo un forte sostegno. Col nuovo premier ed il nuovo governo di Varsavia la situazione è cambiata perché abbiamo un dialogo. Ma un dialogo è utile solo se produce risultati. Attendiamo di vedere la risposta polacca, che dovrebbe arrivare presto", ha detto Timmermans.



"Sia chiaro che non mettiamo in discussione il diritto di un Paese a riorganizzare il proprio sistema giudiziario - ha sottolineato il vicepresidente -. Ma la riforma non può essere una scusa per limitare, o persino porre fine, all'indipendenza del sistema giudiziario.

 

La separazione dei poteri è fondamentale. Se concorderemo su questo, allora si potranno trovare soluzioni. Resto fiducioso che si possano fare passi avanti".



Nel mirino sono in particolare tredici leggi, che secondo l'Unione mettono a serio rischio l'indipendenza del sistema giudiziario e la separazione dei poteri.



La prima fase dell'articolo 7 - che può scattare a maggioranza - prevede comunque un nuovo tentativo di convincere Varsavia a cambiare la sua posizione, in una pressione congiunta di Commissione, Eurocamera e Consiglio.

 

Solo in un secondo momento, in quel caso con una votazione all'unanimità (rispetto alla quale l'Ungheria si è già detta contraria) sono previste sanzioni.

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