Martina nella storia
dello sport orobico

Il gruppetto delle leggende bergamasche dello sport ha da ieri una nuova compagna di viaggio. Sì: al fianco di nomi da brividi come Felice Gimondi, Giacomo Agostini, Carletto Ubbiali, Costantino Rocca, Paola Magoni, Giacinto Facchetti, Angelo Domenghini, Emiliano Brembilla, adesso c’è un posto anche per Martina Caironi.

non si discute. Due ori come nessuno. Oro da portabandiera, come nessuno. E un carisma, una forza d’animo, una consapevolezza da fuoriclasse assoluta.

I primi cinquanta metri della finale di sabato notte sono un inno allo sport, alla fatica, al talento, alla forza fisica. Se il senso ultimo dello sport è scavalcare un limite, allora Martina Caironi va messa di diritto in cima a ogni classifica.

E con lei Vanessa Low, la meravigliosa atleta che ha vinto l’argento, e con lei Monica Contrafatto, l’azzurra medaglia di bronzo. E con loro ogni paralimpico che in queste ore partirà da Rio per tornare a casa, con o senza medaglie al collo: ognuno di loro è andato oltre un limite, ognuno di loro è una lezione da apprendere, un esempio da seguire.

Non solo per la disabilità che li rende unici, ma soprattutto per la caparbietà che li porta «oltre». Decine di nomi compaiono nelle cronache ogni quattro anni, salvo poi sparire. Capita anche ai normodotati delle specialità tipicamente olimpiche: molti medagliati di un mese fa sono già nella storia, tritati dal ritorno del grande calcio, e la Champions, e le bizze di Balotelli.

Ma sono le regole del gioco, comprese quelle che li vedono meno pagati e meno tutelati degli atleti normodotati. Eppure, la loro preparazione è la medesima, l’impegno necessario pure di più, la vita assorbita dallo sport tanto quanto tutti gli altri.

Ecco perché guardare Martina Caironi vincere così fa venire un sorriso grande così: perché lei è «l’esempio degli esempi» da seguire. L’ha fatto Monica Contrafatto e ora l’Italia ha una campionessa in più di cui andare fiera. Un’altra sfida vinta, due sorelle d’Italia che si ritrovano nel rettilineo di una stessa corsia, più veloci del cronometro.

Bergamo adesso si prepari come si deve a dire grazie a Martina Caironi. Non subito, perché campionessa e medaglia sono destinate a restare in Brasile per un po’, prima del volo di ritorno fissato per l’8 ottobre. Mai vacanza fu più meritata: oro doveva essere e oro è stato. Rio come Londra. Guarda lontano, Martina: là in fondo c’è Tokyo che ti aspetta. Perché le leggende dello sport non hanno fine: sognano la prossima sfida da vincere.

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