Un minuto con Dante
«Il Gran Rifiuto»

«Un minuto con Dante» prosegue con una nuova webcam del prof. Enzo Noris, che, questa volta, ci fa riflettere su un altro verso dell'Alighieri: «Colui che fece per viltade il gran rfiiuto».

IL GRAN RIFIUTO

IF III,  58 ss.


Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.


Nella numerosissima schiera dei pusillanimi-ignavi, diremmo noi: i menefreghisti della storia, coloro che per vigliaccheria sono rimasti alla finestra per non sporcarsi le mani, Dante allude ad un tale che riconosce chiaramente: vidi e conobbi. L'espressione pare inequivocabile.

Problematico è invece identificare a chi alludesse Dante con la perifrasi: colui che per viltade fece il gran rifiuto. Di che gran rifiuto si tratta? La maggior parte dei commentatori ritiene che si tratti di Celestino V, alias Pietro da Morrone, un santo eremita che - eletto papa - rinunciò alla carica dopo pochi mesi, nel 1294. Le circostanze storiche nelle quali avvennero questi fatti (compresi quelli relativi alla sua morte e all'elezione del successore, il famoso Bonifacio VIII, che Dante certo non aveva in simpatia) sono turbolente e poco chiare.

Pietro da Morrone, mite ed austero eremita, sembrava proprio la persona giusta per ridare alla Chiesa del tempo credibilità ed autorevolezza; ma forse si trovò dinanzi ad un compito troppo gravoso e fu costretto a rinunciare. Comunque siano andate le cose, secondo altri critici l'espressione colui che per viltade fece il gran rifiuto alluderebbe invece: ad Esaù, che rinunciò alla primogenitura per un piatto di lenticchie; a Pilato; a Domiziano; a Giuliano l'Apostata. Il dubbio rimane.

Del resto Virgilio aveva detto poco prima al discepolo:
Fama di loro il mondo essere non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa
(v. 51)

Enzo Noris

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