Un minuto con Dante:
Caifa, Anna e il Sinedrio

Nella bolgia degli ipocriti Dante e Virgilio incontrano due Frati gaudenti, Catalano e Loderingo, costretti a camminare sotto il peso di cappe di piombo dorate e con cappucci calati sul volto. Mentre Dante sta rivolgendo loro la parola, nota, crocifissi per terra, dei dannati.

CAIFA, ANNA E IL SINEDRIO
IF XXIII, 109 ss.


Io cominciai: «O frati, i vostri mali...»;
ma più non dissi, ch'a l'occhio mi corse
un, crucifisso in terra con tre pali.

Quando mi vide, tutto si distorse,
soffiando ne la barba con sospiri;
e 'l frate Catalan, ch'a ciò s'accorse,

mi disse: «Quel confitto che tu miri,
consigliò i Farisei che convenia
porre un uom per lo popolo a' martìri.

Attraversato è, nudo, ne la via,
come tu vedi, ed è mestier ch'el senta
qualunque passa, come pesa, pria.

E a tal modo il socero si stenta
in questa fossa, e li altri dal concilio
che fu per li Giudei mala sementa».

Allor vid'io maravigliar Virgilio
sovra colui ch'era disteso in croce
tanto vilmente ne l'etterno essilio.


Nella bolgia degli ipocriti Dante e Virgilio incontrano due Frati gaudenti, Catalano e Loderingo, costretti a camminare sotto il peso di cappe di piombo dorate e con cappucci calati sul volto. Mentre Dante sta rivolgendo loro la parola, nota, crocifissi per terra, dei dannati costretti ad essere calpestati dagli altri ipocriti.

Si tratta, spiegherà Catalano, di Caifa che insieme al suocero Anna e a tutto il Sinedrio deliberarono la condanna a morte di Gesù. Ipocriti pure loro in quanto mandarono a morte il Salvatore degli uomini per il bene del popolo: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo” aveva detto Caifa secondo il racconto contenuto nel vangelo di Giovanni 11, 50; ed aveva in qualche modo adempiuto, inconsapevolmente, le profezie messianiche sul valore salvifico e redentivo della morte di Cristo.

Ora sono condannati alla stessa pena inflitta al nazareno ma, indegni di essere innalzati su croci di legno, devono piuttosto stare crocifissi per terra e per di più sono calpestati dagli altri ipocriti. Virgilio chiede a Catalano informazioni sulla strada da percorrere dal momento che, fidandosi delle parole dei diavoli, aveva creduto alla menzogna del ponte sulla sesta bolgia. In realtà tutti i ponti sulla sesta bolgia sono crollati perché in essa dovevano finire i responsabili di quella morte che causò il terremoto, il venerdì Santo.

Virgilio rimane turbato ed amareggiato alla notizia anche perché Catalano gli fa capire che, da che mondo è mondo, il diavolo è il menzognero per definizione e lui, che rappresenta la ragione e la saggezza, non avrebbe dovuto lasciarsi ingannare. I due pellegrini si incamminano: un Virgilio turbato e visibilmente seccato e un Dante che lo segue con l'affetto di chi riconosce le debolezze del maestro, davanti all'ennesima dimostrazione dei limiti della ragione umana.

Enzo Noris

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