Il blues emozionante di Eric Bibb
dall'America al Bloom di Mezzago

Ha sentito gli angeli cantare. Gli hanno raccontato un blues diverso: tradizionale e nuovo ad un tempo. Un blues da suonare con grazia, esplorando oltre, ma senza fronzoli. Ascolta «I heard the angels singing» http://www.youtube.com/watch?v=s0WDTtIeSAI

Ha sentito gli angeli cantare. Gli hanno raccontato un blues diverso: tradizionale e nuovo ad un tempo. Un blues da suonare con grazia, esplorando oltre, ma senza fronzoli. Gliel'aveva raccomandato Bob Dylan quando lui era ancora un ragazzino: «Falla semplice, lascia stare tutta quella roba da damerini». E lui, maturando anche una voce calda e limpida, è riuscito a farla incantevolmente semplice.

Lui è Eric Bibb, 60 anni ad agosto, nato a New York in una famiglia di musicisti, uno dei più raffinati chitarristi blues in circolazione. La magnetica interpretazione di “I heard the angels singing”, la più cliccata su Youtube, è il luccicante manifesto di un canzoniere appassionato che certifica più che mai quanto il blues sia un sentimento prima ancora che un genere musicale.

E quel tocco che fa tintinnare le corde come cristallo è il marchio della sensibilità, della delicatezza e della forza della mano di Bibb, che sabato 26 febbraio viene a deliziarci al Bloom di Mezzago, vicino a Trezzo sull'Adda. Un concerto alla sua maniera, in acustico, accompagnato dall'armonicista Grant Dermody (chi non ci sarà ma è punto dalla curiosità di conoscere il bluesman americano, non certo popolare dalle nostre parti, si procuri l'album “Live à Fip”, 2009, e capirà).

Papà Leon Bibb cantava per mestiere e nei teatri si era fatto un nome sulla scena folk degli anni Sessanta. Lo zio era il pianista jazz e compositore John Lewis, del famoso Modern Jazz Quartet. Gli artisti amici di famiglia si chiamavano Bob Dylan ma anche Pete Seeger, Odetta e Paul Robeson. Non c'è da stupirsi se Eric toccò la prima chitarra, una steel guitar, già a sette anni.

A 19 anni l'incontro con il chitarrista Mickey Baker, a Parigi, indirizza il suo cammino principalmente verso il blues. Poi va in Svezia e a Stoccolma riassapora un clima di folk revival da Greenwich Village. I suoi riferimenti sono Pops, l'intensa Mavis Staples e un monumento come Taj Mahal.

Eric Bibb si è esibito nei festival più importanti: due volte a Glastonbury e a Cambridge. Ha seguito un fuoriclasse come Robert Cray nei tour americani del 2001 e del 2002, anno in cui ha aperto anche i concerti di Ray Charles. Nel 2005 era al fianco di John Mayall & The Bluesbreakers e di Robben Ford. Nella vita tra tanti colleghi ha abbracciato anche i suoi eroi, come Richie Havens (quello di “Freedom” a Woodstock).

Nominations nei Grammy e nei W.C. Handy Awards, la sua bella voce e la sua ancor più bella chitarra hanno fatto da colonna sonora di alcuni programmi statunitensi. E di film. In “A family affair” (2004) torna a casa e suona col padre. L'anno scorso il lavoro più recente, “Booker's guitar”, che si è aggiudicato il premio Down Beat Critics Poll oltre a quello di Miglior disco dell'anno per la Black music assegnatogli dalla rivista italiana Jam, un onore considerata la competenza di questo prezioso mensile.

Tante medaglie ma il pubblico vuole emozioni e si lascia conquistare dal suo spirito al primo ascolto. «Voglio che la gente salga a bordo con me», dice Bibb. Devi solo calare la scaletta delle tue canzoni, fratello: non vediamo l'ora di partire.

Orario e biglietti Il concerto che Eric Bibb tiene la sera di sabato 26 febbraio al Bloom di Mezzago (via Curiel 39), in provincia di Monza Brianza, comincia alle 22. Il biglietto costa 15 euro. Organizzano la Geomusic del bergamasco Gigi Bresciani e la Cooperativa sociale Il Visconte di Mezzago. Info: www.bloomnet.org e www.geomusic.it.

Andrea Benigni

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