«I promès spùs» in bergamasco
Li ha «tradotti» Francesco Pesenti

«Il mio scopo è stato quello di semplificare e diffondere la lettura e la scrittura del bergamasco». Francesco Pesenti ha tradotto nel patrio dialetto orobico nientemeno che «I promessi sposi» di Alessandro Manzoni.

«Il mio scopo è stato quello di semplificare e diffondere la lettura e la scrittura del bergamasco. Molti conoscono il bergamasco ma non sanno né leggerlo né scriverlo». Per questo Francesco Pesenti, nato a San Pellegrino nel gennaio del 1937, e ivi tuttora residente, ha tradotto nel patrio dialetto nientemeno che «I promessi sposi» di Alessandro Manzoni.

Ora sono «I promès spùs» dèl Alésandèr Manzù […] in dò vèrsiù, bèrgamasq é italià / libéra tradusiù in bèrgamasq, con libéré considérasiù é coménc dèl Cèqo Pésènti (Zanica, Grafistampa, 2010, euro 70). Sono 860 pagine, con testo a fronte.

«È stata un'avventura. Non sono partito dai Promessi Sposi, che sono l'applicazione di uno studio e compilazione precedente: il Vocabolario della lingua bergamasca, che non ho ancora pubblicato, ma dovrebbe uscire, a breve, per Bolis.

«Prima dovevo fare il vocabolario, altrimenti rischiavo, di fronte a parole dubbie, di scriverle e renderle in più modi diversi. Due anni per fare il vocabolario, due anni e mezzo per la traduzione dei Promessi sposi».

Perché proprio il lungo, complesso, anche linguisticamente più che impegnativo capolavoro manzoniano? «Perché sono un romanzo lombardo, riguardano solo la Lombardia: partono da Lecco, vanno a Monza, a Milano, e infine vengono a Bergamo».

Nella lunga opera di versione, «si prende una frase, si dà una prima traduzione parola per parola, e poi la si ricombina. A volte, anche solo se si mette l'aggettivo prima o dopo il sostantivo, cambia il significato. Ho cercato di rendere il testo quanto più fedelmente possibile».

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