Un minuto con Dante:
la bocca sollevò dal fiero pasto

«Un minuto con Dante» prosegue con una nuova webcam del prof. Enzo Noris, che, questa volta, ci fa riflettere su altri versi dell'Alighieri, laddove si parla de «la bocca sollevò dal fiero pasto».

LA BOCCA SOLLEVO' DAL FIERO PASTO

IF XXXIV, 1 ss.
1     La bocca sollevò dal fiero pasto   
2    quel peccator, forbendola a' capelli
3    del capo ch'elli avea di retro guasto.

IF XXXIII, 70 ss.
70       Quivi morì; e come tu mi vedi,
71    vid'io cascar li tre ad uno ad uno
72    tra 'l quinto dì e 'l sesto; ond'io mi diedi,

73       già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
74    e due dì li chiamai, poi che fur morti.
75    Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno».


L'episodio famosissimo del Conte Ugolino, ritratto mentre rode il cranio del suo odiato nemico l'Arcivescovo Ruggieri, anticipa in qualche modo l'incontro con Lucifero al fondo dell'Inferno, mentre maciulla nelle sue fauci i traditori della storia: Bruto e Cassio e Giuda Iscariota.

Il dramma di Ugolino è quello di un uomo politico, spregiudicato, che per ambizione e per odio di parte trascina i suoi figli e nipoti nel suo tragico destino, quello della condanna a morire di fame nella torre-prigione detta d'ora in poi la torre della fame. E' il dramma di un padre che si vede morire davanti quattro creature nel fiore degli anni: Anselmuccio, Gaddo, Uguiccione e Nino, detto il Brigata.

Una diffusa interpretazione vuole che, in preda alla disperazione, Ugolino prima di morire d'inedia si fosse gettato sui corpi dei figli per cibarsene. Che sia legittima o no questa interpretazione dell'episodio raccontato nel XXXIII canto dell'Inferno non importa; qui preme sottolineare come il vero dramma di Ugolino sia quello di una generazione adulta incapace di offrire futuro ai propri «figli» perché troppo assorbita dall'ambizione, dall'intrigo, dall'odio di parte al punto da chiudersi in un mutismo rassegnato e senza speranza.

Enzo Noris

© RIPRODUZIONE RISERVATA