Il duo Trovesi-Bergamelli
in concerto al festival della Cultura

Anche il Festival internazionale della cultura ha riservato uno spazio al jazz e si è affidato, abdicando apparentemente al proprio piglio cosmopolita, a musicisti ancor più che nostrani: Gianluigi Trovesi, indiscusso big, e il pianista Gianni Bergamelli.

Anche il Festival internazionale della cultura ha riservato uno spazio al jazz e si è affidato, abdicando apparentemente al proprio piglio cosmopolita, a musicisti ancor più che nostrani. Naturalmente si è affidata al magistero di Gianluigi Trovesi, musicista orobico che vanta legittimi crediti internazionali sul fronte delle sintassi della musica d'improvvisazione, scegliendo, comunque, tra i numerosissimi progetti artistici che vedono protagonista il noto polistrumentista, il sodalizio fraterno con Gianni Bergamelli, pittore e pianista anch'esso originario di Nembro.

I due hanno proposto nella Sala Oggioni del Centro Congressi Giovanni XXIII (ingresso libero), un consolidato repertorio che scarta senza reticenze verso la pura canzone popolare. «Ma l'amore no», dalla famosa canzone di Giovanni d'Anzi, il titolo della serata che i due musicisti hanno trascorso incrociando celebri melodie tratte dai repertori «leggeri» degli anni quaranta, cinquanta e sessanta. Si sono così ascoltate melodie quali «La mia donna si chiama desiderio» di Gorni Kramer, «Malafemmena» di Antonio De Curtis, in arte Totò, per saltabeccare poi tra Gino Paoli, la bossa nova di Carlos Jobim e la musica napoletana.

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