Al via il Festival Pianistico Internazionale

Al via il Festival Pianistico Internazionale Si apra il sipario! Il 28 aprile prenderanno il via al Teatro Donizetti di Bergamo i 16 prestigiosi concerti della quarantennale edizione del Festival pianistico Internazionale «Arturo Benedetti Michelangeli».

Prendendo a prestito le parole del direttore artistico della manifestazione - Agostino Orizio - questa edizione potrebbe essere intitolata, richiamando una composizione sinfonica di Gianfrancesco Malipiero: "Variazione senza Tema". Il Festival si è caratterizzato negli anni come rassegna a tema, svolgendo in questo senso un’importante funzione culturale, ma quest’anno al centro dell’attenzione ci sarà il festival stesso, ovvero i concertisti e le orchestre invitate che liberamente porteranno in dono ciò che preferiscono. Libero spazio, quindi, all’interpretazione e alla maestria degli artisti.

Le tappe salienti di questa kermesse sono segnate dalla presenza di grandi complessi orchestrali e da una formidabile serie di recital pianistici.

Con fisionomia e programmi assai diversificati, supportati da bacchette direttoriali di assoluto prestigio, si esibiranno importanti complessi ad iniziare dalla Filarmonica della Scala diretta da Lorin Maazel, impegnata nel concerto d’apertura del 28 aprile.

Apparendo regolarmente nelle più prestigiose sale da concerto e nei teatri d’opera di tutto il mondo, durante gli ultimi 35 anni, il maestro nato a Parigi nel 1930, ma statunitense da due generazioni, ha diretto più di 140 orchestre in più di 4000 opere e concerti. Oltre ad essere un violinista virtuoso è anche un compositore di grande talento e rispetto. Alla Filarmonica milanese toccherà il concerto inaugurale dopo le aperture delle recenti edizioni del 1999 e del 2000. Il concerto n. 5 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven sarà interpretato dal pianista austriaco Rudolf Buchbinder, uno specialista del repertorio classico-romantico, il poema sinfonico «La Mer» di Debussy e i temi orchestrali tratti dall’opera «Der Rosenkavalier» di Richard Strauss, saranno le impegnative pagine nelle quali l’orchestra si cimenterà.

La Prague Philarmonia, già più volte applaudita al Festival e protagonista del concerto inaugurale lo scorso anno, sarà diretta da Pier Carlo Orizio che condurrà il complesso in un programma d’ispirazione impressionista con musiche di Ravel, Debussy e Manuel de Falla. La Budapest Festival Orchestra guidata dal suo direttore stabile Ivan Fisher sarà di turno il 24 maggio con la partecipazione di un vero beniamino del Festival: il pianista ungherese Dezsö Ranki che suonerà il concerto op.54 di Schumann.

Altro curioso appuntamento sarà quello con l’Orchestra del Secolo XVIII di Amsterdam diretta da Frans Brüggen, complesso che suona con strumenti e prassi esecutiva del settecento, e che proporrà una rilettura inusuale di capolavori molto familiari quali la Sinfonia «Incompiuta» di Schubert e l’«Eroica» di Beethoven. Infine non poteva certo mancare l’Orchestra del Festival che con Agostino Orizio rappresenta un po’ il filo conduttore di questi quarant’anni di attività. Il complesso avrà come partners, in momenti distinti, due musicisti di calibro mondiale: il violinista Uto Ughi e il violoncellista Mstislav Rostropovich.

Ughi, senz’altro tra gli artisti che più assiduamente hanno collaborato con la manifestazione, suonerà musiche di Johann Sebastian Bach. Rostropovich, il neo premio Michelangeli, suonerà con l’orchestra del Festival il Concerto in do maggiore Hob. VIIb di Haydn.

La serie di recital, ben dieci, costituisce un’autentica parata di stelle del concertismo mondiale. Acclamato come «genio del pianoforte», Arcadi Volodos si è ormai affermato come uno dei pianisti di spicco in campo internazionale, le cui performance in recital e come solista in concerti e registrazioni uniscono un’eccezionale abilità tecnica a una profonda ed eloquente musicalità. Nato a San Pietroburgo nel 1972, aprirà la serie dei concerti solistici presentando una ricca serie di pezzi romantici e tardo-romantici. András Schiff, nato a Budapest nel 1953, sarà impeganto nel poderoso trittico delle ultime sonate di Beethoven (op. 109, op. 110 e op. 111). Il russo Stanislav Bunin, altro pezzo da novanta, creerà un interessante asse tra Schubert, Liszt e Chopin, per concludere con la leggerezza squisitamente francese di Francis Poulenc. Lo statunitense Murray Perahia, presente al festival due anni fa in veste di direttore e pianista con l’orchestra Academy of St. Martin-in-the-Fields, si esibirà quest’anno suonando la «partita n.6 BWV 830» di Bach, la sonata op. 109 di Beethoven e la sonata in do minore D. 958 di Schubert. Nuova presenza al Festival è quella del finlandese Olli Mustonen che si è imposto come uno dei più interessanti pianisti della sua generazione; la sua brillante tecnica e le sue sorprendenti interpretazioni, hanno affascinato il pubblico europeo ed americano facendone un interprete contesissimo dai principali circuiti musicali. Oltre che interprete è anche un valente compositore, Mustonen è profondamente convinto che ogni esecuzione debba avere tutta la freschezza di una prima esecuzione, percui aspettiamoci qualcosa di originale oltre ai brani di Hindemith, Busoni e Prokof’ev in programma. Grigory Sokolov, un tipo ipermaniacale alla ricerca della perfezione, un solitario, un artista che semplicemente sfugge ad ogni classificazione e prende le distanze da qualsivoglia metro di giudizio, rimanendo inafferrabile ad ogni tentativo di incasellarlo, è un caso unico, un personaggio fuori dal comune. Il russo, partendo dal Bach originale, proseguirà con la «ciaccona» per la mano sinistra elaborata da Brahms sul materiale bachiano, per poi concludere con le due sonate op.14 e la sonata «pastorale» op. 28 del grande di Bonn. Ricordiamo poi la presenza dell’inarrivabile duo Martha Argerich - Lilya Zilberstein, impegante in un eterogeneo programma da Mozart a Rachmaninov passando per Brahms e Ravel. Nel cinquantesimo della morte, il giusto omaggio, alla musica di Sergej Prokof’ev verrà dalle mani di Mikhaïl Rudy, impegnato in un interessante recital monografico. Tra gli altri Daniele Alberti suonerà musiche di Clementi, Beethoven e Liszt.

Novità assoluta per il Festival sarà il recital conclusivo che attinge dal campo degli strumenti a percussione e che sicuramente coinvolgerà l’interesse di un pubblico molto più variegato di quello tradizionale. Protagonisti saranno la scozzese Evelyn Glennie, internazionalmente definita la «First Lady» delle percussioni e il pianista Philip Smith.

Informazioni sul programma 2003 nel sito www.festivalmichelangeli.it

(18/04/2003)

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