Un minuto con Dante
In exitu Israel de Aegypto

Compiuto il duplice rito di purificazione, Dante e Virgilio si avviano lungo la spiaggia seguendo il sole, come Catone aveva loro indicato. Dal mare si avvicina una luce intensissima e molto veloce: si tratta dell'angelo nocchiero che dirige la navicella.

IN EXITU ISRAEL DE AEGYPTO
PG II, 43 ss.


43 Da poppa stava il celestial nocchiero,
44 tal che faria beato pur descripto;
45 e più di cento spirti entro sediero.

46 "*In exitu Israel de Aegypto*"
47 cantavan tutti insieme ad una voce
48 con quanto di quel salmo è poscia scripto.

49 Poi fece il segno lor di santa croce;
50 ond'ei si gittar tutti in su la piaggia;
51 ed el sen gì, come venne, veloce.


Compiuto il duplice rito di purificazione, Dante e Virgilio si avviano lungo la spiaggia seguendo il sole, come Catone aveva loro indicato. Dal mare si avvicina una luce intensissima e molto veloce: si tratta dell'angelo nocchiero che dirige la navicella con a bordo le anime espianti raccolte - come voleva la tradizione - alla foce del Tevere. L'angelo - a differenza del Caronte infernale - muove la navicella con la sola forza delle sue ali, senza ricorrere a nessun altro strumento umano.

Una volta giunti alla riva le anime, più di cento, sbarcano cantando “In exitu Israel de Aegypto”, l'incipit del salmo 113, che ricorda la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell'Egitto. In numerosi passi del Purgatorio ritroveremo le anime espianti impegnate a cantare versetti biblici e preghiere all'unisono, manifestando con la voce la loro concordia e la condivisione del cammino comune.

Se nell'Inferno si udivano urla disperate, bestemmie, grida ed imprecazioni assordanti qui, nel Purgatorio, si odono canti e preghiere caratterizzate da questo desiderio di riconciliazione con se stessi, con gli altri e con Dio; questo atteggiamento delle anime espianti anticipa mirabilmente la perfetta comunione dei santi che incontreremo come motivo dominante nella terza cantica, nei cieli del Paradiso.

Enzo Noris

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