L’arte di Testori al Museo Bernareggi

L’arte di Testori al Museo BernareggiRileggere la storia dell’arte bergamasca con gli occhi di Giovanni Testori: è questa l’idea della mostra che si aprirà il 29 marzo al Museo Adriano Bernareggi per rendere omaggio, nel decimo anniversario della morte, a Testori (1923-1993), e alle sue indagini appassionate e coinvolgenti, spesso controcorrente, nel mondo dell’arte.

Scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore: della complessa vicenda umana, artistica e letteraria di Testori l’esposizione «Testori a Bergamo», organizzata dal Museo Diocesano in collaborazione con l’Associazione Giovanni Testori, metterà a fuoco il forte legame con la nostra città e con l’arte bergamasca alla quale dette un contributo critico fondamentale.

Amante della periferia, dove preferiva ambientare le sue storie e scavare alla scoperta di opere d’arte, insofferente delle barriere che dividono le discipline più diverse, attento al linguaggio antiretorico del «dialetto» della pittura, Testori ebbe un illuminante incontro con la pittura bergamasca nel 1953 quando collaborò all’allestimento della celebre mostra milanese «Pittori della realtà in Lombardia». Conquistato dall’approccio assolutamente naturalistico che caratterizzava lo sguardo dei pittori lombardi sulla realtà e desideroso di restituire ad essi un’identità autonoma da influenze esterne, iniziò a studiare alcuni pittori bergamaschi sottoponendoli ad una personalissima lettura e spesso contribuendo alla ridefinizione di alcuni valori fondamentali.

L’artista a cui Testori si appassionò di più fu probabilmente Fra’ Galgario, con la profonda introspezione psicologica di cui era capace nei ritratti, ma altrettanto importante fu l’operazione critica di recupero della produzione sacra di Giovan Battista Moroni assolutamente sottovalutata dai contemporanei studi accademici sull’artista. In chiave pre-caravaggesca Testori lesse invece la capacità di Giovan Paolo Cavagna di trasferire nel quotidiano il tema religioso, ma davvero innovativa fu l’indagine sui possibili modelli figurativi serviti a Manzoni per allestire i "Promessi Sposi" che portò, fra gli altri, all’opera di Carlo Ceresa.

Ma non sono soltanto alcuni pittori del passato bergamasco a dovere a Testori il riconoscimento della loro grandezza e del loro ruolo anche fuori dall’ambito regionale. Tra gli artisti bergamaschi contemporanei che attirarono la sua attenzione non poteva mancare, sia pure in una breve e curiosa parentesi giovanile, Giacomo Manzù, non lo scultore bensì il disegnatore di soggetti botanici cui Testori dedicò nel 1942 uno studio interessante . Ci sono infine alcuni artisti bergamaschi, in particolare Alessandro Verdi e Sergio Battola, che Testori, critico militante, soprattutto negli anni ’80 volle sostenere e promuovere, convinto assertore della funzione della critica d’arte a sostegno della pittura dei giovani.

Ad accogliere i visitatori nell’esposizione, curata da un gruppo di lavoro costituito da Giovanni Agosti, Gabriele Allevi, Davide Dall’Ombra, Simone Facchinetti e Giuseppe Frangi, sarà una sezione documentaria pensata per far conoscere al pubblico la vita e l’opera dello scrittore. Quarantotto pannelli ripercorreranno i momenti più significativi della vita di Testori, dall’infanzia alla morte, accostando alle fotografie, molte delle quali sono scatti d’autore, a una nota biografica e a citazioni dello stesso Testori che ci restituiranno pensieri e stati d’animo legati agli episodi evocati dalle immagini.

Nella seconda sezione troverà invece posto, in un allestimento scenografico, una piccola ma preziosa antologia di 14 opere, tra dipinti e disegni, di artisti bergamaschi, selezionate in base a quel fondamentale criterio di "qualità" che era imprescindibile nel pensiero dello scrittore e dunque considerati come capolavori all’interno della produzione dei loro rispettivi autori. Ad accompagnare il visitatore sarà, affiancato ad ogni singola tela, lo sguardo stesso di Testori attraverso brani dell’appassionata lettura che il critico fece di queste opere.

Prima di tutto i pittori del passato: tre dipinti del Moroni quali la famosa «Crocifissione tra i Santi Bernardino da Siena e Antonio da Padova», il «Cristo portacroce» e il «Ritratto di dama in nero»; lo stendardo con «S. Rocco e i Disciplini verdi» e «La Trinità e i Disciplini Bianchi» di Giovan Paolo Cavagna.

Se Carlo Ceresa sarà presente con la «Crocifissione con Santa Maria Maddalena e due Disciplini Bianchi» e il «Ritratto di Laura Zignoni Boselli», di Fra’ Galgario si potranno ammirare il «Ritratto di padre e figlio» e il «Ritratto di dama in nero».

A documentare l’interesse di Testori per i contemporanei sarà una selezione di carte. Di Manzù sarà esposta la «Cicoria», affiancata da due disegni di Alessandro Verdi («Nudo d’uomo» e «Crocifissione») e due matite dedicate da Sergio Battarola al tema drammatico del «Feto» sfigurato.

(22/03/2003)

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