Un minuto con Dante
«La forma del martire»

Mentre Dante è tutto intento ad ammirare i bassorilievi scolpiti nel marmo, Virgilio gli indica delle anime che si avvicinano lentamente, a passi radi. Sono i superbi, coloro che in vita guardavano gli altri dall'alto al basso e che ora procedono a capo chino e con la schiena piegata dalla fatica.

LA FORMA DEL MARTÌRE

10. 97 Mentr'io mi dilettava di guardare
10. 98 l'imagini di tante umilitadi,
10. 99 e per lo fabbro loro a veder care,

10.100 «Ecco di qua, ma fanno i passi radi»,
10.101 mormorava il poeta, «molte genti:
10.102 questi ne 'nvieranno a li alti gradi».

10.103 Li occhi miei ch'a mirare eran contenti
10.104 per veder novitadi ond'e' son vaghi,
10.105 volgendosi ver' lui non furon lenti.

10.106 Non vo' però, lettor, che tu ti smaghi
10.107 di buon proponimento per udire
10.108 come Dio vuol che 'l debito si paghi.

10.109 Non attender la forma del martìre:
10.110 pensa la succession; pensa ch'al peggio,
10.111 oltre la gran sentenza non può ire.

Mentre Dante è tutto intento ad ammirare i bassorilievi scolpiti nel marmo, Virgilio gli indica delle anime che si avvicinano lentamente, a passi radi. Sono i superbi, coloro che in vita guardavano gli altri dall'alto al basso e che ora procedono a capo chino e con la schiena piegata dalla fatica. Dante li paragonerà alla fine del canto a delle cariatidi che reggono il peso di un solaio di un tetto o di una mensola (o di un pulpito, come nel caso del capolavoro fantoniano che possiamo ammirare nella Basilica di Alzano maggiore). Dante a questo punto si rivolge al lettore invitandolo a non fermarsi alla “forma del martìre”, cioè all'aspetto esteriore del contrappasso. Occorre tenere gli occhi e la mente ben fissi sull'esito di questo percorso di espiazione, doloroso e faticoso per le anime, ma destinato a concludersi il giorno del giudizio universale (“la gran sentenza”) con la loro piena e definitiva redenzione.

Enzo Noris

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