Un minuto con Dante
Superbia, caligine del mondo

Dante, dopo aver ascoltato la preghiera dei superbi, commenta: “Così quelle anime andavano pregando il Padre per la salvezza loro e nostra, chini sotto il peso che a volte nei nostri incubi notturni immaginiamo ci travolga”.

LA SUPERBIA COME CALIGINE DEL MONDO

11. 25 Così a sé e noi buona ramogna
11. 26 quell'ombre orando, andavan sotto 'l pondo,
11. 27 simile a quel che tal volta si sogna,

11. 28 disparmente angosciate tutte a tondo
11. 29 e lasse su per la prima cornice,
11. 30 purgando la caligine del mondo.

11. 31 Se di là sempre ben per noi si dice,
11. 32 di qua che dire e far per lor si puote
11. 33 da quei ch'hanno al voler buona radice?


Dante, dopo aver ascoltato la preghiera dei superbi, commenta: “Così quelle anime andavano pregando il Padre per la salvezza loro e nostra, chini sotto il peso che a volte nei nostri incubi notturni immaginiamo ci travolga”. Non vi è mai capitato di sognare di rimanere schiacciati sotto un masso o sotto un soffitto che inesorabilmente si abbassa soffocandoci? Splendida similitudine quella che Dante sceglie per descrivere la sensazione opprimente di chi sta cercando di scrollarsi di dosso l'orgoglio e la superbia con i quali aveva “schiacciato” ed oppresso in vita i suoi simili.

Al verso 30 Dante definisce la superbia “la caligine del mondo” in quanto - come una sorta di cortina fumogena - ci impedisce di respirare a pieni polmoni nella relazione con gli altri ma anche di vedere e valutare chiaramente noi stessi e quanti ci circondano. Dante conclude il passo con una riflessione-invito provocatoria: se le anime del Purgatorio parlano sempre così bene di noi, cosa possono dire e fare qui, sulla terra, per loro quanti hanno a cuore il bene?

Enzo Noris

© RIPRODUZIONE RISERVATA