Un minuto con Dante
«Le leggi son, chi pon mano?»

Marco Lombardo solleva un interrogativo drammatico: le leggi vi sono, ma nessuno vi pone mano, cioè le rispetta e le fa rispettare. Il Papa e l'imperatore, proprio come due soli, dovrebbero adempiere ciascuno al proprio compito

16. 97 Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
[...]

16.106 Soleva Roma, che 'l buon mondo feo,

16.107 due soli aver, che l'una e l'altra strada
16.108 facean vedere, e del mondo e di Deo.

16.109 L'un l'altro ha spento; ed è giunta la spada

16.110 col pasturale, e l'un con l'altro insieme
16.111 per viva forza mal convien che vada;

16.112 però che, giunti, l'un l'altro non teme:

16.113 se non mi credi, pon mente a la spiga,
16.114 ch'ogn'erba si conosce per lo seme.


Marco Lombardo solleva a questo punto un interrogativo drammatico: le leggi vi sono, ma nessuno vi pone mano, cioè le rispetta e le fa rispettare. Il Papa e l'imperatore, proprio come due soli, dovrebbero adempiere ciascuno al proprio compito: il primo quello di perseguire la felicità spirituale e di guidare gli uomini alla vita eterna; il secondo quello di perseguire la felicità temporale. Ma il primo si è sostituito indebitamente al secondo, andando oltre le prerogative che gli sono proprie; mentre il secondo è assente, latita (Dante considera vacante il trono imperiale dopo la morte di Federico II di Svevia, avvenuta nel 1250).
Dante ricorre all'immagine dei due soli per indicare come il papa e l'imperatore avessero ciascuno una propria autonoma responsabilità ed una pari dignità, derivanti entrambe direttamente da Dio; alcuni contemporanei invece utilizzavano l'immagine del sole riferita al papa e della luna riferita all'imperatore per indicare la superiorità della Chiesa sull'Impero.
Occorre che l'Impero venga ripristinato e che i due poteri, nel rispetto dei loro ambiti di influenza, agiscano di comune accordo per il bene dell'umanità.

Enzo Noris

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