Tra gli affreschi del Romanino a Pisogne Mostra di sculture lignee di Adolf Vallazza 

Nella Chiesa di Santa Maria della Neve, conosciuta come la Pieve del Romanino, a Pisogne, si è inaugurata una mostra, intitolata «Fratello legno»: circa 15 opere lignee dello scultore sudtirolese Adolf Vallazza, e altrettante sono esposte nella sala Puda nel centro storico di Pisogne, insieme con una trentina di fotografie di Gianni Berengo Gardin, uno dei maestri della fotografia italiana, dedicate al lavoro di Vallazza.

La mostra, allestita con un felice studio di luci, rimane aperta fino al 24 agosto con ingresso libero, tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 11,30 e dalle 15 alle 18; dal 12 al 20 agosto l’apertura sarà prolungata alle ore 21, nella chiesa del Romanino, e fino alle 24 nella sala Puda. Inoltre, domenica 24 agosto, alle ore 18, è programmata una visita guidata con Massimo Minini

Adolf Vallazza, ottantenne che vive a Ortisei, in Val Gardena è definito dalla critica «scultore della montagna alpina dolomitica». Nel dopoguerra ha aperto uno studio nel suo paese, dove ha iniziato a eseguire sculture nella tradizione sudtorilese, prevalentemente di soggetto sacro: famoso il ciclo della Via Crucis. Gli anni sessanta vedono la svolta artistica di Vallazza e le sue affermazioni in campo europeo. E’ il periodo dei «torsi», tronchi di legno già prossimi all’idealismo astratto - torsi di Cristo, di uomini sofferenti e tormentati, di uomini maschera.

Negli ultimi trent’anni il maestro diventa astratto ed è affascinato dal «legno storico» preso dalle baite, dalle stube decorate, legno che ha vissuto i racconti valligiani. Nascono così i grandi totem, i «troni», gli uccelli misteriosi, tutti fatti per essere usati e non solo guardati. Nei suoi totem si coglie un riferimento naturalistico, umano, popolare, vergato di seducente purezza. Vallazza ha partecipato a numerose mostre, ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti quali l’essere nominato Accademico del Buonconsiglio di Trento, che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

Tra le sue opere ricordiamo solo un Cristo crocifisso, dell’altezza di quattro metri, commissionato per la nuova chiesa della città giardino di Pegli in Liguria. Lo scultore, quindi, ha saputo dar vita a vecchi legni recuperati, salvati dal fuoco cui erano destinati, dai quali ha tratto le voci delle leggende, le memorie della storia del popolo ladino.

(26/07/2003)

© RIPRODUZIONE RISERVATA