Un minuto con Dante:
Maledetta sie tu, antica lupa

Con l'inizio del canto XX Dante ci informa che avrebbe voluto chiedere al Papa, Adriano V, molte altre cose ma che, per rispettare il suo volere, vi aveva rinunciato, tirando fuori dall'acqua la spugna non del tutto impregnata di liquido

Al termine del canto XIX, Dante si congeda a malincuore da Adriano V, il papa avaro, che gli aveva chiesto di allontanarsi per poter continuare il suo cammino di espiazione. Con l'inizio del canto XX Dante ci informa che avrebbe voluto chiedere al papa molte altre cose ma che, per rispettare il suo volere, vi aveva rinunciato, tirando fuori dall'acqua la spugna non del tutto impregnata di liquido:

20.  1       Contra miglior voler voler mal pugna;   
20.  2    onde contra 'l piacer mio, per piacerli,
20.  3    trassi de l'acqua non sazia la spugna.

Anche il nostro pellegrino deve imparare a contenere il suo desiderio di conoscenza, proprio come gli avari si dispongono di buon animo a subire la loro pena per potersi purificare dalla loro avidità.

Di lì a pochi versi Dante inserirà la maledizione contro la lupa, materializzazione della cupidigia, del desiderio sfrenato che spinge gli uomini a commettere ogni eccesso. È la stessa lupa del canto I dell'Inferno, quella che -sguinzagliata da Satana- si aggira sulla terra mossa da una fame insaziabile in attesa che un misterioso personaggio la sconfigga per sempre (colui per cui questa disceda).

Anche la lupa ci ricorda come il desiderio umano vada educato e tenuto sotto controllo, per evitare che prenda il sopravvento su di noi e ci renda schiavi del nostro stesso desiderare.

20. 10     Maladetta sie tu, antica lupa,
20. 11    che più che tutte l'altre bestie hai preda
20. 12    per la tua fame sanza fine cupa!

20. 13       O ciel, nel cui girar par che si creda
20. 14    le condizion di qua giù trasmutarsi,
20. 15    quando verrà per cui questa disceda?

Enzo Noris

© RIPRODUZIONE RISERVATA