Grease, la recensione

Grease secondo Saverio Marconi ha i toni di un fumetto anni ’50, con tanta affettuosa, bonaria ironia. Un’ironia non tanto indirizzata al «come eravamo»: Marconi sa benissimo che, allora, noi non eravamo proprio niente. La liberazione giovanile è arrivata in Italia dieci anni dopo. Il suo è il sorriso di fronte all’exploit che fa diventare uno spettacolo all american un successo mondiale, facendoci divertire e adottare un immaginario altrui.Così, la sua regia sembra quasi «mettere le virgolette» a uno spettacolo a cui, per il resto, è molto fedele: nei costumi, nei timbri vocali degli attori, nelle scenografie, nelle acconciature. Il risultato è piacevole, molto godibile.

Michele Carfora è un ottimo interprete di musical, forse il primo vero attore italiano «puro» di tal genere. Peccato che un infortunio ne abbia limitato le capacità atletiche ed acrobatiche: al meglio, è un’altra cosa. Simona Samarelli è apparsa invece ancora troppo legata al modello di Lorella Cuccarini, di cui ha preso il posto: è interessante, ma dovrebbe essere più autonoma. Molto convincente, in un cast di comprimari di buonissimo livello, Alice Mistroni, nei panni dell’inquieta, adrenalinica Rizzo. Come si fa a dirle di no?

Piergiorgio Nosari

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