Lutto nel cinema italiano
È morto Giuliano Gemma

Come James Dean, Renato Carosone, Alex Baroni o la grande promessa Alessandro Momo, Giuliano Gemma, il popolare Ringo degli anni Settanta, l'eroe di tanti spaghetti western di casa nostra ha perso la vita in un incidente stradale a Cerveteri. Aveva 75 anni.

Come James Dean, Renato Carosone, Alex Baroni o la grande promessa Alessandro Momo, Giuliano Gemma, il popolare Ringo degli anni Settanta, l'eroe di tanti spaghetti western di casa nostra ha perso la vita in un incidente stradale a Cerveteri. Aveva 75 anni.

Il popolare attore ieri pomeriggio stava viaggiando sulla sua auto, una Toyota Yaris, quando si è scontrato frontalmente con una Bmw a Cerveteri. Subito soccorso purtroppo è deceduto durante il trasporto all'ospedale di Civitavecchia. Giuliano Gemma è stato un eroe tra titani e western, ma anche l'interprete di tanto cinema d'autore, da Luchino Visconti a Valerio Zurlini. Nato a Roma il 2 settembre 1938, emiliano di adozione (trascorre l'infanzia a Reggio Emilia), Gemma arriva al cinema giovanissimo, ma quasi per caso e grazie alla passione sportiva. Ha appena 20 anni quando strappa la prima apparizione su un set («Venezia, la luna e tu» di Dino Risi) e appena due di più quando Duccio Tessari lo scopre sul set di «Messalina». Tessari se ne ricorderà nel 1962, al momento di debuttare con il mitologico «Arrivano i titani» e gli affiderà il ruolo del forzuto Crios. Scelta azzeccata, sia perché il ragazzo ha alle spalle una buona carriera d'atleta con predilezione per il pugilato, sia perché la passione del cinema lo ha portato a girare i set di Cinecittà come comparsa e stuntman, lavori grazie ai quali è stato anche al fianco di Charlton Heston in Ben Hur e di John Barrymore ne «I cosacchi».

Anche Luchino Visconti si accorge di lui e, sempre nel 1962, lo vuole a fianco di Alain Delon e dell'imberbe Mario Girotti (poi Terence Hill) per dar vita al gruppo garibaldino del «Gattopardo». A Gemma tocca il ruolo del generale rivoluzionario, il «diavolo rosso» che Delon/Tancredi esibisce a Palazzo Salina come compagno di galanterie e colpi di mano, rinnegati appena indosserà l'uniforme sabauda. Ancora in Tessari nel 1965, gli affida il ruolo da protagonista nello spaghetti western «Una pistola per Ringo». Un successo: l'unico personaggio che rivaleggi in popolarità con il pistolero senza nome inventato da Sergio Leone per Clint Eastwood. Come Montgomery Wood, Giuliano Gemma cavalca una decina di volte nel western all'italiana e ogni film è un successo, tanto da diventare popolare anche all'estero, dall'America al Giappone. Alla fine degli anni '60 il suo nome è una garanzia al botteghino, ma proprio allora Gemma scopre un secondo aspetto della sua personalità artistica proiettandosi ai confini del cinema d'autore (da «Corbari» di Valentino Orsini, 1971, a «Delitto d'amore» di Luigi Comencini, 1973, a «Circuito» chiuso di Giuliano Montaldo, 1978). Prova la commedia («Anche gli angeli mangiano fagioli», 1972), cerca la guida dei grandi maestri («Il deserto dei tartari» di Valerio Zurlini, 1976), sceglie modelli epici («Il prefetto di ferro» di Pasquale Squitieri, 1977) e autoironici («Speriamo che sia femmina» di Mario Monicelli, 1986). E quando c'è bisogno di lucidare il blasone, rimonta a cavallo e offre il suo volto al leggendario Tex Willer di Monelli. Poi l'avventura nella fiction televisiva con «Il capitano». Gemma è stato un attore per tutte le stagioni.

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