Cultura e Spettacoli
Martedì 24 Febbraio 2009
Boris Pahor, candidato al Nobel
incontra gli studenti a Trezzo
Pahor, autore di «Necropoli», un romanzo autobiografico sulla sua prigionia a Natzweiler-Struthof, è triestino e ha 96 anni. È uno scrittore di madrelingua slovena. Nel 1940 viene arruolato nell'esercito italiano e mandato sul fronte in Libia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre torna a Trieste, ormai sotto occupazione tedesca. E dopo alcuni giorni decide di unirsi alle truppe partigiane slovene che operavano nella Venezia Giulia. Nel 1955 descriverà quei giorni decisivi nel romanzo «Mesto v zalivu» (Città nel golfo), col quale diventerà celebre nella vicina Slovenia. Nel 1944 viene catturato dai nazisti e internato in vari campi di concentramento in Francia e in Germania (Natzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen).
Finita la guerra, torna nella città natale, aderendo a numerose imprese culturali dell'associazionismo cattolico e non-comunista sloveno. Negli anni Cinquanta, diventa il redattore principale della rivista triestina Zaliv (Golfo) che si occupa, oltre a temi strettamente letterari, anche di questioni di attualità.
In questo periodo, Pahor continua a mantenere stretti rapporti con Edvard Kocbek, ormai diventato un dissidente nel regime comunista jugoslavo. I due sono legati con uno stretto rapporto di amicizia. Nel 1975 Pahor pubblica, assieme all'amico triestino Alojz Rebula, il libro «Edvard Kocbek: testimone della nostra epoca». Nel libro-intervista, pubblicato a Trieste, il poeta sloveno denuncia il massacro di 12 mila prigionieri di guerra, appartenenti alla milizia anti-comunista slovena (domobranci), perpetrato dal regime comunista jugoslavo nel maggio del 1945. Il libro provoca durissime reazioni da parte del governo jugoslavo. Le opere di Pahor vengono proibite nella Repubblica Socialista di Slovenia e a Pahor viene vietato l'ingresso in Jugoslavia.
Grazie alla sua postura morale e estetica, Pahor diventa uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni, a cominciare da Drago Jancar. L'opera più nota di Pahor è «Necropoli». Le sue opere sono tradotte in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese. A giugno del 2008 ha vinto il Premio Internazionale Viareggio- Versilia, nel maggio del 2007 è stato insignito con la onorificenza francese della Legion d'onore, il Premio Prešeren, maggiore onorificenza slovena nel campo culturale (1992) e il San Giusto d'Oro 2003. Nel 2008 è stato finalista e quindi vincitore del Premio Napoli per la categoria Letterature straniere con «Necropoli».
Il 17 febbraio 2008 è stato ospite nella trasmissione televisiva «Che tempo che fa» di Fabio Fazio. Nel novembre 2008 gli è stato conferito il Premio Resistenza per il libro «Necropoli». Il 18 dicembre 2008 «Necropoli» è stato eletto Libro dell'Anno da una giuria di oltre tremila ascoltatori del programma di Radio3, dedicato ai libri, «Fahreneit».
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