Al poeta Franco Loi il premio «Il Calepino» 2002

Al poeta Franco Loi il premio «Il Calepino» 2002Sabato 21 dicembre alle 16.30, nel salone Furietti della Biblioteca Angelo Mai in Piazza Vecchia, l’Associazione Premio Nazionale di Narrativa Bergamo assegnerà al poeta Franco Loi il premio «Il Calepino» 2002.

La cerimonia sarà introdotta dal direttore della Biblioteca Giulio Orazio Bravi e vedrà gli interventi dell’Autore insignito e degli scrittori e critici Mimma Forlani e Lucio Klobas. La consegna del premio verrà effettuata dall’Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, Valerio Marabini. Gli intermezzi musicali del duo pianistico composto da Davide e Daniele Trivella contribuiranno alla riuscita dell’evento, che sarà concluso da un «brindisi» offerto dalla Cooperativa Città Alta.

Recente creatura dell’Associazione Premio Nazionale di Narrativa Bergamo, «Il Calepino» si propone di tributare ogni anno ad un letterato di chiara fama un riconoscimento pubblico dei suoi meriti culturali e artistici nella cultura italiana ed europea contemporanea.

Tutto ciò nello spirito del famoso dizionario latino compilato alla fine del ’400 da Ambrogio da Calepio e conosciuto come «Calepino»: un’opera che, nata tra le mura del convento bergamasco di Sant’Agostino, ha saputo essere per almeno tre secoli strumento fondamentale per la trasmissione del sapere e lo scambio tra le diverse culture.

Quest’anno, nel quale si celebra il cinquecentesimo anniversario della prima edizione a stampa del Calepino (1502), il premio assume rilievo particolare, sia perché si aggiunge ad un fitto calendario di manifestazioni legate alla figura di Ambrogio da Calepio, sia perché viene assegnato proprio mentre nell’atrio della Biblioteca è in corso la mostra dei manoscritti e delle antiche edizioni a stampa del dizionario possedute dalla Mai.
Nel 2001 la prima edizione del premio "Il Calepino" ha insignito il poeta e critico Edoardo Sanguineti. Quest’anno la scelta è caduta su Franco Loi, una figura di letterato solo a prima vista appartata, in ragione della sua scelta di scrivere in dialetto milanese, in realtà annoverato dalla critica tra le voci non solo più significative ma anche più avanzate della letteratura italiana di oggi.


Nato a Genova nel 1930, da padre sardo e madre parmense, ma trasferitosi a Milano al seguito della sua famiglia fin dal 1937, Loi ha collocato nella metropoli dove anche oggi vive e lavora il suo mondo poetico, diventando «il grande cantore della Milano popolana del dopoguerra», interprete degli slanci e degli umori di un’umanità spesso marginale, arrabbiata e sognatrice, però mai rassegnata alla frustrazione e alla banalità del suo quotidiano.
Le circa venti composizioni, tra raccolte di poesie e poemetti, che Loi ha pubblicato dal 1971 ad oggi - tra le quali si possono ricordare Stròlegh (1975), L’angel (1981), Liber (1988) e la recente Isman (2002) - sono accomunate dall’uso di un milanese personalissimo piegato alle sue esigenze espressive, che si arricchisce di idioletti e di espressioni gergali, spesso di origine proletaria o contadina, e si struttura in una sintassi rapida e incisiva, a volte persino concitata: ma anche straordinariamente comprensibile (anche senza la traduzione che diligentemente Loi aggiunge a piè di pagina) anche a chi il milanese lo mastica poco o non lo capisce affatto, e apprezza semplicemente la poesia tout court.

Intrecciata con la militanza poetica, espressione di una personalità completa di letterato e studioso, si colloca la riflessione che Loi ha condotto in questi anni sulle forme e i modi della poesia, attraverso le numerose prefazioni a libri di giovani autori, le interviste concesse, i vari saggi su Dante, Giacomo Noventa, Clemente Rebora, le versioni in milanese di grandi "classici" come Orazio e Calderòn de La Barca, l’ampia antologia, curata insieme con Davide Rondoni, dal titolo Il pensiero dominante: poesia italiana 1970-2000 (2001).
Della sua ricerca Franco Loi rende oggi conto a un vasto pubblico: sia attraverso le collaborazioni giornalistiche (tra cui quella all’inserto domenicale de "Il Sole - 24 Ore") sul tema della poesia in dialetto, sia con i numerosi interventi e letture pubbliche, che diventano sovente - grazie alle sue capacità di coinvolgimento dei presenti e alla sensazione di "vissuto" che sprigionano - autentiche "performance" sceniche. Anche a questo versante della testimonianza poetica di Loi, divenuto negli anni sempre più rilevante, si è voluto dare riconoscimento assegnandogli "Il Calepino".

(18/12/2002)


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