Bergamo celebra Simenon e il cinema Presentato a Milano il Film Meeting

Bergamo celebra Simenon e il cinemaPresentato a Milano il Film MeetingIl festival è stato presentato stamattina nella sede milanese dell’Agis

Dal 15 al 23 marzo si svolgerà la 21ª edizione di Bergamo Film Meeting, Mostra Internazionale del cinema d’essai. In cartellone una nutrita serie di proposte tra le quali, quest’anno, spicca la retrospettiva Georges Simenon e il cinema. Oltre al pezzo forte della retrospettiva simenoniana, ci saranno una personale dedicata al regista svedese Roy Andersson, un omaggio al cinema di Jack Arnold (padre del cinema di fantascienza anni ’50), una serie di classici restaurati (due Bresson: Les dames du Bois de Boulogne e Le proces de Jeanne d’Arc, Solaris di Andrej Tarkovskij, Shatten, capolavoro del muto di Arthur Robison e una serie di film di animazione degli anni Trenta di Amedée van Beuren).

Tre saranno i cortometraggi di altrettanti giovani autori: Quella cosa incredibile da farsi di Chiara Cremaschi, Il guasto del trevigliese Paolo Jamoletti e Lontano del cremonese Antonio Termenini. Continua, infine, la collaborazione tra le quattro regioni europee (Lombardia, Rhône-Alpes, Catalogna e Baden-Württenberg) con la rassegna «Il cinema delle regioni motore d’Europa».

Ma veniamo a Simenon. Gigante della letteratura del Novecento, autore di più di quattrocento romanzi, inventore della figura del commissario Maigret, una delle più longeve e amate della letteratura poliziesca, dello scrittore si celebra, quest’anno, il centenario della nascita. Era infatti nato a Liegi, in Belgio, nel 1903, precisamente il 13 febbraio ma sembra che la madre, superstiziosa, l’abbia fatto registrare all’anagrafe come nato il giorno prima. Due mogli, un numero imprecisato di avventure con altre donne, più di trenta cambi di abitazione (compreso un volontario esilio negli Stati Uniti), una figlia (l’amatissima Marie-Georges detta Marie-Jo) suicida a venticinque anni, anche la vita privata dello scrittore è sempre stata sotto il segno dell’eccesso.

Quasi incredibile per un uomo che ha dichiarato di avere, come massima aspirazione, quella di «vivere in una stanza in una via piena di negozi a scrivere storie guardando la gente che passa». Nelle sue opere Simenon ha elevato ad eroi da romanzo le persone comuni, categoria alla quale ha sempre tentato di appartenere tanto che, nel suo desiderio di «annullarsi», farà scrivere, negli ultimi anni di vita, sui propri documenti, la dicitura «senza professione» e sceglierà di stabilirsi in Svizzera, paese, dirà, dove «le persone celebri possono abitarci tranquillamente: i vicini rispettano la tua intimità e i giornalisti non ti assaltano fin dalla mattina presto per sapere quanto paghi di tasse o per chi voti». Vicino di casa (e amico) di Chaplin, amico fraterno di Jean Renoir, poi di Fellini, il rapporto di Simenon con il cinema è stato, invece, piuttosto controverso: «Io non vado mai al cinema - confiderà lo scrittore a Federico Fellini - che, da parte sua, risponderà con un franco "neanch’io"».

I suoi romanzi, invece, fanno subito gola a più di un cineasta tanto che, a tutt’oggi, si contano una sessantina di film veri e propri tratti dalle sue opere a cui vanno aggiunti almeno altrettanti telefilm o sceneggiati televisivi, questi ultimi aventi quasi tutti per protagonista il celebre commissario creato da Simenon. E come non ricordare immediatamente, a questo proposito, il Maigret di Gino Cervi, pendant italiano della maschera di Jean Gabin che in Francia è considerato il Maigret per eccellenza.

Tra i film interpretati dall’attore francese, Bergamo Film Meeting presenterà Maigret tend un piege (Il commissario Maigret, 1958) di Jean Delannoy film che, tra l’altro, aveva contribuito a rilanciare la figura e la carriera di Gabin facendolo uscire dal cosiddetto «periodo grigio» che l’attore aveva passato nell’immediato secondo dopoguerra. Colpo grosso, invece, la proiezione del mitico La nuit du carrefour (1932) di Jean Renoir inedito in Italia e uno dei primissimi adattamenti di un romanzo di Simenon alla stesura del quale partecipò eccezionalmente anche l’autore. Se, come è stato notato, la trasposizione sullo schermo dei romanzi di Simenon non è sempre stata all’altezza degli originali, non di meno, nella filmografia degli adattamenti ci sono dei veri e propri capolavori, oltre a quello di Renoir si possono citare sicuramente La Marie du port e Trois chambre a Manhattan (id., 1965) entrambi di Marcel Carné; Betty (1992) di Claude Chabrol con una conturbante Marie Trintignant, La vérité sur Bébé Donge (La follia di Roberta Donge, 1952) di Henri Decoin con la coppia Jean Gabin, Danielle Darrieux. Interessante il confronto tra Panique (Panico, 1946) di Julien Duvivier e Monsieur Hire (L’insolito caso di monsieur Hire, 1988) di Patrice Leconte due letture dello stesso romanzo, la prima interpretata dal grande Michel Simon, senza dimenticare il capolavoro di Bertrand Tavernier L’horloger de Saint-Paul (L’orologiaio di Saint-Paul, 1973) con un immenso Philippe Noiret.

Allo scrittore «dotato di talento senza limiti» e «sovrumana possibilità di disciplina nel lavoro» (Fellini in una lettera a Simenon, 22/9/1969) il cinema ha ampiamente attinto, a partire dall’avvento del sonoro che curiosamente coincise con la nascita di una delle più memorabili icone della letteratura contemporanea: il commissario Maigret

Fu lo stesso Simenon ad adattare per lo schermo il primo «Maigret» cinematografico e primo dei quasi, ad oggi, 60 film tratti dai suoi romanzi, La nuit du carrefour diretto dal grande regista e suo amico Jean Renoir, con cui si aprirà la retrospettiva bergamasca.

Moltissimi registi, da Henri Decoin a Jean Delannoy, da Marcel Carné a Henri Verneuil, da Pierre Granier-Deferre a Maurice Tourneur, da Jean-Pierre Melville a Patrice Leconte, da Bertrand Tavernier a Claude Chabrol (per non parlare degli interpreti: su tutti Jean Gabin, autentica maschera simenoniana sia come Maigret sia come «non-Maigret», e negli anni ’60, in Italia, un impareggiabile Gino Cervi) hanno trovato nei suoi romanzi una fonte inesauribile di ispirazione, sapendo rendere, nei casi più felici, se non la trama e i luoghi, sicuramente l’«essenza» dei personaggi, certe atmosfere e quel senso di amara ironia e di ineluttabilità del destino comune a tutte le opere dello scrittore.

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(26/02/2003)

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