Bottanuco celebra Giovanni Maria Finazzi,grande prete del Risorgimento

Bottanuco celebra Giovanni Maria Finazzi,grande prete del RisorgimentoBottanuco si appresta a ricordare il 200° anniversario della nascita, avvenuta il 20 novembre 1802, di un concittadino che ha saputo dare onore e lustro al suo Paese: si tratta del Canonico Giovanni Maria Finazzi, figura ecclesiastica di letterato, archeologo storico attento ai suoi tempi che ha attraversato quasi tutto l’ottocento risorgimentale italiano (morì infatti nel 1877).

Per approfondire la conoscenza di questo personaggio è stata organizzta dall’Assessorato alla Cultura di Bottanuco una serata in cui, attraverso la lettura di brani di opere scritte dal Finazzi stesso, o da altri personaggi che sono stati in contatto con lui (i già citati Cantù, Manzoni…) si cercherà di dare qualche notizia in più sia sulla sua vita che su quella della comunità di Bottanuco nello stesso arco di tempo.
La lettura dei brani è affidata a Tiziano Manzini, attore del Pandemonium Teatro, non nuovo a serate d’argomento locale. Verranno inoltre eseguiti brani operistici d’epoca, interpretati dalla soprano Romina Novis accompagnata al pianoforte del Maestro Fabio Piazzalunga.
L’appuntamento è per sabato 23 novembre alle ore 20.45 nella Chiesetta di San Luigi in Bottanuco, con ingresso gratuito.

Per descrivere la vita e le opere di Giovanni Maria Finazzi si può ricorrere a quanto ha scritto un altro illustre bergamasco come il Tiraboschi: «Egli compiacevasi ugualmente di avere avuto onoreficenze da Pio IX e da Vittorio Emanuele… No, non serviva a due padroni; così operando egli credeva di servire ad un solo padrone, alla Patria: con ardore vagheggiava il tempo, in cui i due poteri, recedendo dalle ostilità, si intendessero meglio nell’interesse della Nazione. La sua divisa, che lasciò scritta di suo pugno, si compendia nelle parole: ’Italia libera e indipendente, ma cattolica’».

Proveniente da una famiglia in cui si annoverano ben cinque sacerdoti, si distinse per capacità e ampiezza di orizzonti. Nel 1848, primo sul territorio di Bergamo, benedì il vessillo nazionale con queste parole: «Siatene certi: noi, cittadini e fratelli, ci stringeremo e di cuore alle vostre bandiere; voi non vorrete, ne siamo certi, dividervi da quella Croce, che, come sacerdoti, vi brandiremo dinanzi, unico pegno del nostro comune riscatto».

Una così acuta visione del suo tempo non era casuale, ma frutto dei rapporti che intrattenne, fra gli altri, con grandi letterati come Alessandro Manzoni, con filosofi come Antonio Rosmini, storici come Cesare Cantù, con Niccolò Tommaseo, padre del primo vero dizionario italiano, e, per finire le citazioni, con un futuro premio Nobel per la letteratura, Theodor Mommsen.

E’ proprio grazie a questa sua capacità di inserirsi nella cultura e negli ideali risorgimentali, pur restando fedele ai doveri del sacro Ministero, che fra i suoi incarichi è possibile ricordarne di importanti sia in ambito religioso, come professore nei Seminari di Pavia e Bergamo e Canonico Teologo della cattedrale di Bergamo, che laici, come la nomina a Provveditore agli Studi per la Provincia di Bergamo nel nascente Regno d’Italia o la nomina a socio dell’Assemblea di Storia Patria…
Il suo nome si rintraccia anche nella storia dell’Istituto Sordomuti e i suoi studi sono spesso citati dall’opera scritta da Bortolo Belotti su Bergamo; a lui va anche il merito di aver fatto sì che venissero riunite e studiate le lapidi romane e cristiane sparse nella provincia.

(18/11/2002)


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