Chimera, storia remota di grande attualità

Una storia remota, ma che parla, prepotentemente, di noi. Chimera, in scena questa sera e domani all’Auditorium di piazza Libertà per gli «Altri percorsi» del Teatro Donizetti, è la storia di Antonia, condannata al rogo come strega a soli vent’anni nel 1610, a Novara, così come Sebastiano Vassalli l’ha raccontata nel suo omonimo romanzo.

A trasformare il libro - tratto da un episodio reale e vincitore nel 1990 di Premio Strega (nomen est omen) e Campiello - in narrazione teatrale è Lucilla Giagnoni.

Lo spettacolo è l’ideale completamento del cartellone degli «Altri percorsi» dello scorso anno, incentrato sulla narrazione. Ma è anche un singolare esempio di come una vicenda lontana, nel tempo e per contesto storico-culturale, possa ancora parlarci. Anzi, parlare di noi. Non è un caso. Negli ultimi dieci anni il teatro - e soprattutto il teatro di narrazione - si è assunto il compito di scavare nelle nostre memorie, riportando alla luce frammenti di storia ed esperienza comune.

Chimera, attraverso l’incontro con la scrittura di Vassalli, fa riaffiorare una lacerazione di cui la nostra cultura ha sofferto per secoli. La vicenda di Antonia riassume la repressione del sostrato popolare e contadino, e del suo patrimonio di credenze e valori, ad opera della cultura ufficiale, fosse es-sa ecclesiastica, umanistica, accademica, tra ’5 e ’600 controriformistica. Come hanno messo in luce gli studi degli ultimi decenni, questa è anche la radice del pregiudizio antiteatrale che la cultura italiana si è trascinata fino a pochi anni fa: la diffidenza per ciò che è popolare, compromesso con forze e credenze non governabili, troppo poco controllabile, privo del «decoro» (e della conformità stilistica e ideologica) che ieri era appannaggio della scrittura e oggi non si sa più.

Dopo l’uscita da Teatro Settimo (nel frattempo assorbito dallo Stabile di Torino), Lucilla Giagnoni si ripropone con uno spettacolo di forte rilievo, che proietta temi cruciali per ogni comunità (il rap-porto tra identità e alterità, integrazione e esclusione, norma e individuo) sullo schermo di uno snodo essenziale della nostra storia, tra Medio Evo, modernità e Controriforma. La regia è di Paola Rota, la produzione de Il Contato del Canavese-Teatro Giacosa di Ivrea. Scene e luci, a indicare una persistente continuità con l’esperienza di Settimo, sono di Lucio Diana.

Informazioni utili

Inizio ore 20.30

Ingresso euro 11, ridotto 8, possessori Giovanicard 5.

www.teatrodonizetti.it tel. 035/4160611 o 035/4160602.

(04/02/2004)

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