Cinema d’autore targato Anni Settanta

Cinema d’autore targato Anni SettantaDa Fellini e Scola a Bertolucci, Leto e Wenders: generazioni e culture a confronto

È organizzato da Lab 80, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e la Scuola nazionale di Cinema - Cineteca Nazionale, dal 15 gennaio al 5 febbraio prossimi, una piccola rassegna dedicata al cinema degli anni ’70 dal titolo «Cinema 70 - Gli anni Settanta al cinema», rassegna che si concentra però quasi esclusivamente sul cinema italiano con una puntata in quello tedesco.

Il cinema italiano a differenza di quello europeo, non ha conosciuto nessuna vague innovatoria probabilmente perché ancora sotto l’influsso dell’enorme stagione del Neorealismo che tanti dibattiti (anche critici) avrebbe sviluppato nei decenni successivi. Si affermavano, invece, tra i tardi Sessanta e i Settanta, una serie di giovani registi destinati a rappresentare per anni (fino ad oggi) la spina dorsale dell’autorialità cinematografica italiana.

Spiccano infatti nel programma, oltre ai notissimi Prova d’orchestra (1979) di Federico Fellini (giovedì 15 gennaio alla saletta Alasca a Torre Boldone) o Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola (mercoledì 21 all’auditorium di piazza della Libertà ore 17.30 e giovedì 22 nella saletta Alasca, ore 21), rispettivamente una grottesca riflessione sul caos, del grande maestro riminese e la rivisitazione sul filo di una nostalgia virato seppia di una doppia esclusione (il fascismo, l’omosessualità) raccontata attraverso due icone del cinema di allora: Marcello Mastroianni e Sophia Loren; due film «minori» ma assolutamente rappresentativi di una visione del mondo che, ancora una volta, guarda al passato per parlarci del presente: La villeggiautura (1973) di Marco Leto, e Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci. Definito dal Dizionario del cinema di Morandini come «uno dei più notevoli film politici degli anni ’70», La villeggiatura racconta l’esilio, al confino sull’isola di Ventotene, del professor Rossini (Adalberto Maria Merli), nel quale il regista rappresenta uno dei 13 docenti universitari (su 2989) che rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista e per questo furono esonerati dall’incarico. Dapprima il professor Rossini - che gode di qualche privilegio - vive il confino proprio come una villeggiatura fuori stagione: passeggiate, letture, colte discussioni con un illuminato commissario di polizia fascista (un mirabile Adolfo Celi), ma ben presto, a contatto con l’ambiente proletario prende coscienza del suo ruolo ponendo definitivamente fine, appunto, alla «villeggiatura», per passare all’azione politica antifascista.

Bertolucci parte invece dal romanzo di Alberto Moravia per raccontare ne Il conformista la storia di un «borghese piccolo piccolo» che si trasforma in sicario del fascismo per desiderio di normalità. Traspare già nel film il discorso del dualismo erotismo-politica che poi l’autore svilupperà nelle sue opere successive ma, ancor più importante, lo scavo che il regista opera all’interno della psicologia del protagonista (un immenso Jean-Louis Trintignant) e, contemporaneamente, all’interno dello smascheramento del vero volto del fascismo, quello oscuro, corrotto e sanguinario, in stridente contrasto con le canzonette consolatorie e l’architettura maestosa ad uso propagandistico.

Nel corso del tempo (1975) di Wim Wenders (lunedì 2 febbraio all’auditorium) è, al contrario, una riflesione sul cinema attraverso la scoperta di sé e dell’amicizia virile durante un viaggio in camion di due uomini (un proiezionista ambulante e uno psicologo del linguaggio) attraverso la vecchia frontiera tra la Germania Est e Ovest.

Per informazioni: tel. 035/344246 – 035/342239

(05/01/2003)

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