Il latino di Plauto in salsa napoletana

Il latino di Plauto in salsa napoletana«Menecmi» è la commedia dell’autore antico che la compagnia di Tato Russo mette in scena al Donizetti Una versione in cui i gemelli risolvono con vivacità partenopea gli equivoci di cui sono protagonisti

Torna al Teatro Donizetti, Tato Russo, di cui si è visto due mesi fa «Il ritratto di Dorian Gray». Torna il motivo comico del sosia, che figurava ne «La pulce nell’orecchio» di Feydeau, passato appena prima di Pasqua nell’allestimento di Marco Bernardi. E torna, sia pure sotto spoglie partenopee, un mostro della risata come Plauto, di cui Russo ha rielaborato i «Menecmi», cioè «I due gemelli», divenuti per l’occasione «napoletani».

Con tutti questi ritorni e ricorrenze, l’ultimo appuntamento della stagione di prosa del Donizetti (che quest’anno ha voluto fermarsi a dieci, contro gli undici dell’anno passato e addirittura i quattordici del ’99) pare una sorta di malinconico congedo. Un congedo che «I due gemelli napoletani» dovrebbe rendere divertente, a partire dal titolo che è già una piccola gag, un gioco di parole tra la versione italiana del testo originale e una commedia di Goldoni («I due gemelli veneziani») che, a sua volta, si ispirava a Plauto. La trama è quella plautina, che ha fissato un modello più volte ripreso nei duemila anni che sono seguiti all’apparizione di questa commedia.

È la storia di due gemelli, Menecmo e Fosicle, ribattezzato Menecmo dopo che il primo era scomparso a seguito di un rapimento. Anni dopo, i due Menecmo si ritrovano per caso nella stessa città, Epidamno: il primo ci vive, il secondo vi giunge alla ricerca del gemello perduto. La contemporanea presenza dei due gemelli provoca equivoci a ripetizione, al punto che il Menecmo epidamnese è ritenuto pazzo. L’incontro casuale tra i due risolve la situazione. Di suo Tato Russo (che riprende lo spettacolo dopo quasi 10 anni e 600 repliche) ha aggiunto una traduzione libera, che rielabora (e cerca di aggiornare) l’originale latino, rispettandone la coloritura popolare, la vivacità ritmica, le invenzioni comiche, le battute anche gergali. In scena c’è lo stesso Russo, affiancato da Rino Di Martino, Clelia Rondinella, Franco D’Amato, Caterina Scalaprice, Massimo Sorrentino, Giuseppe Russo, Annalisa Amodio, Licia Pugliese, Chiara Rosignoli, Tanya D’Elia, Sabrina Sadile e Francesca Pietrosanti.

Le musiche (che sappiamo avere avuto un ruolo importante nell’originale plautino) sono di Zeno Craig, le scene di Walter De Capua, i costumi dei Dominorosa. La regia è firmata da Livio Galassi.

Russo non è nuovo a riscritture di classici. Il regista-attore-autore napoletano vi ha fatto ricorso praticamente ogni volta che si è accostato al repertorio, il che è segno di una forte vocazione d’autore. È stato così, per limitarci ad alcuni degli spettacoli visti negli anni al Donizetti, per «La tempesta» di Shakespeare, «L’opera da tre soldi» di Brecht, lo stesso «Ritratto di Dorian Gray» (dove peraltro il ricorso a un adattamento drammaturgico era necessario, essendo la sua fonte il romanzo di Oscar Wilde).

Informazioni utili

In scena fino al 25 aprile. Inizio alle 20.30, domenica 15.30.

Ingresso platea e palchi euro 26/21, ridotti 18/15, Giovanicard 10/8, gallerie euro 14/10, ridotti 10/6, Giovanicard 6/4.

Info: www.teatrodonizetti.it, tel. 035/4160602.

(14/04/2004)

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