Il mondo della cultura in lutto
Addio a Umberto Eco

Il mondo della cultura è in lutto. Si è spento alle 22,30 di venerdì 19 febbraio lo scrittore, filosofo e semiologo Umberto Eco. Aveva 84 anni ed è spirato nella sua abitazione. L’ultimo romanzo pubblicato da Bompiani nel 2015, nel giorno del suo compleanno è stato «Numero zero».

Nato ad Alessandria il 5 gennaio del 1932 è stato una figura di primissimo piano nel panorama culturale italiano e internazionale. Umberto Eco è conosciuto dal grande pubblico soprattutto per i suoi romanzi «Il nome della rosa» e «Il pendolo di Foucault», il primo dei quali portato poi sul grande schermo cinematografico nel 1980 da Jean Jacques Annaud (tra il cast anche Sean Connery).

Saggista, scrittore, filosofo e linguista, nel 1962 Umberto Eco pubblica Opera aperta, analisi di testi letterari in termini strutturalisti a partire da Ulisse di Joyce, che fa discutere e diviene uno dei manifesti della neoavanguardia riunita l’anno dopo nel Gruppo ’63. Nel 1980 esce invece il romanzo storico medioevale Il nome della rosa, che suscita consensi internazionali, best seller da oltre 12 milioni di copie. Si svolge tra queste due tappe, meno lontane e diverse di quanto possa apparire, il lavoro di Umberto Eco che aveva festeggiato il 5 gennaio scorso gli 84 anni e che è scomparso ieri sera alle 22.30 nella sua abitazione.

Da osservatore ironico e semiologo avvertito oltre che creativo, infatti, ha dimostrato in ogni occasione di saper cogliere lo spirito del tempo. Il suo Lector in fabula, saggio del 1979 (non a caso periodo in cui stava scrivendo proprio Il nome della rosa), e’ appunto il lettore che in un testo, in particolare se creativo, letterario, arriva a far interagire col mondo e le intenzioni dell’autore, il proprio mondo di riferimenti, le proprie associazioni, che possono creare una lettura nuova: «generare un testo significa attuare una strategia di cui fan parte le previsioni delle mosse altrui».

Un’«opera aperta» proprio quella che più riesce a produrre interpretazioni molteplici, adattandosi al mutare dei tempi e trovando agganci con scienze e discipline diverse. Una tesi che apparve dirompente in un paese legato alle sue tradizionali categorie estetiche, diviso tra crocianesimo e marxismo storicista. E il discorso di Eco non riguarda, ovviamente solo la forma, la struttura di un’opera, come intesero molti autori di quegli anni, tanto che poco dopo dette alle stampe La struttura assente, che spostava il discorso sulla ricerca semiologica e le sue interazioni. Così, forse, il tentativo più esemplare nel mettere in pratica le sue teorie, è nel 2004 La misteriosa fiamma della regina Loana, romanzo illustrato con foto di libri e riviste, manifesti, tavole di fumetti, che fanno parte del racconto e contribuiscono a far rivivere l’atmosfera dell’epoca (da fine anni ’30 alla guerra) a ogni lettore anche con i propri ricordi. Insomma, anche un romanzo di un personaggio e studioso di questo tipo, attento alla cultura di massa e gia’ autore di paradossali e ironiche pagine su aspetti minori della realtà raccolte in Diario minimo negli anni ’60, nasce entro questo spettro di riferimenti con una sapienza, non solo costruttiva e intellettuale. E il successo internazionale, col Nome della rosa, di un saggista raffinato, di uno studioso che aveva debuttato laureandosi sui problemi estetici in San Tommaso, finì per suscitare più polemiche delle sue innovative teorie saggistiche. Poi verranno gli altri romanzi, altri best seller che ne consolidano la fama e stemperano le astiosità: Il pendolo di Foucault nel 1988, L’isola del giorno prima 1994 e Baudolino 2001, La misteriosa fiamma della regina Loana 2004 e l’anno scorso Il cimitero di Praga.

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