«La terra è la nostra casa, va tutelata»

L’intervista. La bergamasca Ilaria Zilioli, legal officer Esa, sabato sarà a Costa Volpino per aprire Sapiens Festival. «Lo studio dello Spazio ha risvegliato le coscienze. Marte sollecita fantasie, ma serve attenzione al nostro pianeta».

Non indossa la toga, ma conosce alla perfezione norme e codici internazionali. Non frequenta aule di tribunali , ma moderni uffici della Ville Lumière e di altre città del mondo. I suoi «clienti» non sono delinquenti incalliti, ma persone rispettabilissime: spesso gli astronauti, ma non solo. Sì, perché lei, Ilaria Zilioli, bergamasca doc, è «l’avvocato dello spazio» definizione forse sbrigativa, ma efficace. E sarà lei - dal 2001 all’Esa (European Space Agency) ora legal officer nella sede di Parigi - ad aprire la 3ª edizione di Sapiens Festival, organizzata dall’associazione Reading - Voci dal lago. L’incontro si svolgerà sabato 10 settembre alle ore 20,30 all’auditorium Caduti del Lavoro, in via Nazionale a Costa Volpino. «Anche lo Spazio ha i suoi diritti» è il singolare titolo della conferenza: si parlerà del ruolo dell’Esa, di Luna e di Marte, di missioni spaziali, ma sul tappeto anche tematiche su cui riflettere. «La Terra è la nostra astronave nello Spazio dobbiamo custodirla e tutelarla - dice Zilioli -. È questo uno dei principi per i quali andiamo nello Spazio».

In questo periodo, tuttavia, i riflettori sono quasi sempre puntati su Marte...

«Marte sollecita la curiosità e la fantasia di tutti noi. Siamo molto motivati nel cercare di capire se c’è stata vita sul pianeta rosso che aveva un’atmosfera,e dunque forse lì c’è stata vita. A questo proposito a me piace mostrare un’immagine della Terra vista dallo Spazio (foto in alto Ndr). Ci si rende conto, guardandola che la nostra atmosfera è un filo sottilissimo, che si intravede appena dalla Stazione Spaziale Internazionale, è il cielo che circonda il pianeta e che consente la vita sulla Terra. Marte può aver perso l’atmosfera per diversi motivi, ma senza questa, senza ossigeno, la vita non può esserci. È dunque importante preservare la nostra atmosfera. Il cielo pare infinito, ma in realtà non lo è. A 10.000 metri l’ossigeno non c’è più. È questo strato che ci consente di vivere».

Da cosa possiamo capire che la Terra è un pianeta a rischio?

«Ad esempio dai cambiamenti climatici, sono evidenti. Se guardiamo all’infinito, ci rendiamo conto che siamo solo un granello di sabbia. È importante capire cosa c’è nell’universo, i pianeti extrasolari, i meccanismi celesti e così via. Ma non abbiamo trovato i mezzi per andare a viverci, né abbiamo trovato un pianeta simile al nostro. Ecco perché è fondamentale capire il nostro pianeta e salvaguardarlo».

Veniamo alla missioni spaziali. Il lancio di Artemis con l’obiettivo di stabilire una presenza autosufficiente sulla Luna è slittato ancora. È un momento sfavorevole?

«Le missioni spaziali sono molto complesse e costose. Tutto deve funzionare alla perfezione. Su questa missione c’è una visibilità planetaria enorme e la NASA non può permettersi di fallire il lancio della prima sonda che andrà in orbita intorno alla Luna. I ritardi nelle missioni spaziali sono abbastanza frequenti, basta che un computer, un software rilevi un piccolo problema e tutto si blocca. L’importante è che il lancio proceda in totale sicurezza. È una missione storica: che non sono i ritardi a poter mettere in crisi l’intero processo».

Cosa ci può dire della partecipazione dell’Esa alla missione?

«Difficile sintetizzare il ruolo dell’Esa. Sono stati fatti enormi investimenti. L’Italia, ad esempio, è impegnata nella missione Mars Sample Return, la missione per il rientro di campioni da Marte. Il braccio robotico che preleva i campioni sul pianeta rosso come pure i paracadute sono stati prodotti da noi».

E sulla Stazione spaziale ISS?

«I moduli abitabili dell’ISS sono forniti dell’Esa. L’Italia è il 3° contribuente dell’Esa, ha un ruolo fondamentale».

Quali sono le ricadute dell’attività di ricerca spaziale?

«Tutto ciò che l’Italia investe nell’Esa ritorna sotto forma di contratti per l’industria nazionale».

E per i cittadini?

«Moltissima tecnologia che utilizziamo sulla Terra è di derivazione spaziale».

Qualche esempio?

«Il più banale potrebbe essere il teflon, il rivestimento antiaderente delle padelle è di derivazione spaziale. Se usiamo il Gps in auto o sul cellulare è perché siamo connessi ai satelliti. Le previsioni tempo sono possibili grazie al satellite Meteosat progettato dall’Esa. Tutte applicazioni di uso comune di derivazione spaziale. Sono risultati importanti, ma mi piace sottolineare che lo studio dello spazio di fatto ha risvegliato le coscienze, ci ha reso consapevoli che la Terra è un puntino nell’universo fra miliardi di stelle, ma soprattutto la nostra casa. Va custodita».

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