Le mostre della settimana

Pittura, arte a stampa e fotografia si intrecciano questa settimana nelle proposte espositive bergamasche

Nella mostra aperta fino a fine ottobre alla Galleria del Tasso (via Tasso 101), pittori e scultori italiani e stranieri si confrontano sul tema della natura morta, affidando al più tradizionale dei soggetti emozioni e pensieri tutti contemporanei: i giardini di plastica di Gilardi, l’iper-realismo di Corona e Dossena e l’immagine quasi fotografica di Galliani esplorano il confine tra reale e fittizio; Fabbri, Salvo, Rampinelli, Prato e Tinti evocano attraverso composizioni di fiori e oggetti dal sapore spesso metafisico, malinconie, solitudini e abbandoni quotidiani; Fassianos e Donzelli lavorano sul colore, Morlotti e Brown sul linguaggio espressivo mentre la quotidianità più «banale» e alla moda racconta nelle tele di Housley e Du Pasquier storie individuali e visioni del mondo.

Altro tema centrale nella riflessione artistica contemporanea è il rapporto tra pittura e fotografia. Lungi dal viverla come una relazione conflittuale, l’inglese Merlin James, in mostra fino al 31 ottobre alla Galleria Ceribelli (via S. Tomaso 86), trova nella fotografia, in particolare nelle famose tavole Alinari, lo strumento per guardare una realtà quotidiana che non ha mai vissuto direttamente come uno spazio nella mente che vive nei sogni come nella memoria, nei colori come nelle emozioni personali dell’artista.

La Galleria Archetipi di via Quarenghi 23/c, nuovo spazio cittadino dedicato all’arte, inaugura il proprio calendario espositivo con un percorso attraverso «L’arte a stampa dagli esordi all’Ottocento». La mostra, che ha il pregio di esporre solo opere selezionate per qualità tecnica e artistica e per stato di conservazione, ruota attorno ad alcuni preziosi camei: una xilografia di Durer, un’ acquaforte di Canaletto e un «Carcere» di Piranesi.
Accanto ai tre maestri si avvicendano però i nomi più rappresentativi dell’arte incisoria nelle diverse epoche: un raro bulino d’invenzione del Maestro del Dado per il ’500, la scuola bolognese di Grimaldi e Callot per il ’600, i paesaggi settecenteschi di Boissieu e Bartolozzi e, per l’800, le incredibili variazioni luminose della sottile trama di Pagliano, solo per citarne alcuni.

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