Musica sacra in Cattedrale

Ancora una volta suggestive e poco frequentate pagine di musica sacra animano «In Passione Domini», ormai tradizionale appuntamento quaresimale della Cattedrale, sabato 27 marzo alle 21, ingresso libero, organizzato congiuntamente dall’Ufficio Diocesano di Musica Sacra e la Cappella Musicale del Duomo di Bergamo.

Protagonsta della serata ‚ la Cappella Musicale del Duomo diretta da Mario Valsecchi, direttore fin dalla sua fondazione, con l’apporto dell’Ensemble strumentale dell’orchestra Nova et Vetera di Lecco e delle voci soliste Anna Maria Calciolari, soprano, e del contralto Fernanda Colombi.

L’iniziativa realizzata da don Gilberto Sessantin, pone quest’anno al centro dell’elevazione pasquale lo Stabat Mater del napoletano Alessandro Scarlatti, alacre e autorevole maestro di musica sacra barocca non meno che operistica e strumentale. Scarlatti fu maestro di Durante, che a sua volta fu maestro di Pergolesi, autore del più celebre tra i capolavori del genere. Attivo a Roma oltre che a Napoli, Scarlatti fu eugualmente abile nel cosiddetto stile antico, ciò legato ai moduli polifonici severi e castigati di Palestrina, così come nello stile moderno dell’epoca, che aveva trasferito al repertorio sacro i moduli ornati e frivoli del mondo operistico.

Ma il suo Stabat Mater, rispetto a molte altre opere coeve, si distingue per le armonie eccezionalmente tormentate, già nell’introduzione strumentale, che attraversano gran parte delle arie e dei duetti per soprano e contralto.

Coerentemente con l’itinerario dell’elevazione - un cammino di contemplazione del volto di Cristo sofferente e di quello di Maria sua madre - la prima parte della serata sarà dedicata alla vivida e fiammeggiante fantasia di Tomas Luis da Victoria, con tre dei Responsori per l’Ufficio delle tenebre della Settimana Santa - Seniores Populi, Eram Quasi agnus, Tamquam ad latronem - completati da altre due intense e affascinanti pagine per la liturgia del venerd di passione: sono il responsorio Christus factus est di Felice Anerio e il mottetto Adoramus te Christe di Giuseppe Corsi. Felice Anerio (1560-1614), figlio di musicisti, romano, fu un seguace fedele dello stile palestriniano, tanto che a lungo alcune sue musiche furono attribuite al grande caposcuola della polifonia capitolina. Appartiene all’area romana anche Giuseppe Corsi (1630-1690), sacerdote e maestro di cappella prima a Roma, in San Giovanni in Laterano e negli ultimi anni, dopo esser stato bandito da papa Innocenzo XI, a Parma e a Modena.

(26/03/2004)

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