Tutta l’umanità di una Via Crucis kolossal

Il Cristo muore sulla Croce, e di nuovo tornerà a morirvi per noi. Nella «Via Crucis» di Teatro Prova - andata in scena martedì e martedì sul colle di Sombreno, a Paladina, tra Villa Agliardi e il Santuario della Natività - la Crocifissione non è solo il culmine della Passione di Gesù. È un evento che si stampa nella memoria di un popolo, fuori da ogni logica umana, che di ogni logica umana mostra limiti e fragilità. Non è una lettura rivoluzionaria. Ma è un tentativo (ambizioso, a tratti suggestivo, anche se non sempre compatto) di arricchire la rievocazione della vicenda evangelica, che insiste su un punto di vista umano: sono umani i discepoli che, in una delle scene più belle, l’Ultima Cena, non comprendono più il loro maestro (assente, non a caso); è umano Giuda, con il suo amore accecante, una strana consapevolezza, la sua figura quasi provvidenziale; è umano il dolore di Maria e delle donne; sono umani, infine, la ribellione di Gesù nel Getsemani e il suo grido di morte sulla croce.

Non c’è spazio per una rappresentazione «gloriosa» della Passione. L’intuizione del regista Oreste Castagna e di Eraldo Maffioletti, ideatori del progetto, è di sdoppiare la scena. Nei momenti migliori, lo spettacolo diventa non la messa in scena della Croce, ma di una comunità che cammina dietro la Croce, perché non può fare a meno di tornare a guardarla. Un pubblico folto ha assistito a questa rappresentazione «Via Crucis» in dimensione «kolossal» - 21 tra attori e allievi del terzo anno della scuola del Prova, più diversi allievi del secondo, tecnici e «maschere», 24 scene - in replica questa sera (ore 20.45) alla Chiesa di san Giovanni Battista di Mozzo per la rassegna DeSidera, organizzata dal Centro Culturale Nicolò Rezzara.

(09/04/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA