Il governo spia il tuo profilo?
Facebook ti manda un avviso

Facebook avviserà gli utenti se il proprio profilo è stato violato da hacker riconducibili ai governi.

Una mossa che potrebbe essere letta come un ulteriore passo verso la tutela della privacy oppure come una grande operazione di marketing post-Datagate. «Lo facciamo perché questo tipo di attacchi sono più avanzati e pericolosi degli altri, vogliamo incoraggiare gli utenti a mettere in sicurezza tutti i loro profili online», puntualizza Alex Stamos, capo della sicurezza della società di Menlo Park. La novità è stata annunciata dallo stesso social network in un post ufficiale. Non ci sono dettagli sul modo in cui Facebook riesca a distinguere gli attacchi hacker tradizionali da quelli riconducibili ai governi. Nel post viene solo riportato un esempio del messaggio che sarà inviato all’utente sotto attacco e dei consigli tecnici. In pratica si dovrà entrare in una funzione già disponibile sulla piattaforma che si chiama «Approvazione degli accessi»: impedisce ad altri di entrare nel proprio profilo notificando, anche sul cellulare, ogni tentativo di accesso da altri dispositivi diversi da quelli usati solitamente dall’utente.

L’ultima profonda revisione di Facebook degli strumenti per la protezione dei dati personali risale a poco meno di un anno fa: si chiama «Privacy Checkup» ed ha riorganizzato e semplificato tutto l’universo delle funzioni collegate alle informazioni personali. Subito dopo lo scandalo Datagate che ha rivelato i programmi di sorveglianza di massa di diversi governi attraverso semplici strumenti come mail e social network, Mark Zuckerberg e la Silicon Valley che conta hanno polemizzato con l’amministrazione Obama. A seguire il social network ha deciso di pubblicare il Transparency report, un rapporto sulla falsa riga di quelli stilati da altri big dell’hi-tech come Google, che mette in chiaro le richieste da parte dei governi sugli utenti.

Secondo l’ultimo report reso pubblico da Facebook, nei primi sei mesi del 2014 le richieste sono calate del 24% rispetto all’ultimo semestre del 2013. Il problema della privacy è però tornato a galla per il social network pochi giorni fa con la sentenza della Corte di giustizia Ue che ha ribaltato il concetto di «safe harbour», porto sicuro degli Stati Uniti sulla gestione dei dati, stabilendo che d’ora in poi le informazioni degli utenti europei dovranno essere custodite nell’Unione Europea. La mossa di Facebook di avvisare gli utenti spiati dai governi è stata ben accolta da alcune organizzazioni che si occupano di diritti digitali.«È benvenuta» soprattutto per quelle persone che vivono in regimi repressivi, ha detto al Guardian Jim Killock, capo dell’Open Rights Group con sede a Londra. «Facebook - ha però ammonito - ha bisogno di continuare a lavorare con gruppi di cittadini negli Stati Uniti e in Europa per garantire che le leggi di sorveglianza non consentano un ampio accesso alle banche dati di aziende come il social network».

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