Crespi, lo strappo del Gruppo Percassi
«Distanze incolmabili, via dal tavolo»

Brusca frenata nei sogni di rilancio di Crespi d’Adda, e in particolare della sua splendida fabbrica.

Il Gruppo Percassi ha interrotto, con una dura lettera, le procedure negoziate con il Comune, evidenziando «distanze incolmabili», parlando di richieste «antieconomiche e non finanziabili», e annunciando il ricorso alle vie legali. Il sindaco: per noi l’accordo di gennaio resta valido, ma i nodi vanno affrontati. Ma cosa contesta il Gruppo Percassi? Sul versante economico, alcune richieste, messe nero su bianco dall’amministrazione attraverso una lettera del proprio legale, compromettono secondo il privato la fattibilità stessa dell’operazione.

Gli standard urbanistici, le opere e le monetizzazioni, si legge nella lettera, porterebbero infatti i costi pubblici all’«iperbolico importo di oltre 20 milioni di euro» (con un aumento del 30% rispetto a quanto previsto dal protocollo d’intesa). Tra i nodi evidenziati da Percassi (che sull’area stimava un investimento complessivo di oltre 100 milioni di euro) c’è poi la richiesta del Comune di veder realizzate tutte le opere di urbanizzazione entro il marzo del 2018, «a prescindere dalla effettiva realizzazione dei lotti di intervento, con una conseguente abnorme incidenza dei costi pubblici sul primo lotto, tale da renderlo antieconomico».

Ma il sindaco di Capriate, Valeria Radaelli, difende le scelte: «Il Comune ritiene di aver fatto il proprio dovere per la tutela del territorio, non ho nulla da rimproverarmi. Resto convinta della bontà dell’operazione, ma questa non deve essere fatta a ogni costo: soprattutto vanno affrontati in modo approfondito i temi della viabilità e accessibilità dell’area. Ciò detto, per me la porta rimane aperta: continueremo a lavorare a tutela del territorio, e per valorizzare il sito Unesco».

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