Come si apre
la scatola cranica

Innovazione chirurgica e ricerca, una collaborazione più che mai necessaria nel campo della neurologia e delle neuroscienze, uno scambio che può realizzarsi in maniera costante e proficua solo in presenza di un adeguato e regolare programma educativo. In altre parole, l'apertura ai giovani, con il loro apporto intellettuale e la loro energia, è di fondamentale importanza per compiere questo percorso. Naturalmente accanto all'esperienza dei clinici affermati. È questo l'obiettivo del training dedicato a 20 giovani neurochirurghi che si è tenuto recentemente nell'Unità di Neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Un corso teorico-pratico di due giornate rivolto agli specializzandi in Neurochirurgia, provenienti da diverse parti d'Italia, «un corso altamente istruttivo per questi giovani neurochirurghi che qui, nel nostro ospedale, hanno potuto esercitarsi eseguendo veri e propri interventi di craniotomia su modelli di plastica - spiega Francesco Biroli, direttore dell'Unità di Neurochirurgia e del Dipartimento di Neuroscienze dei Riuniti -. Questa iniziativa mostra come l'ospedale, pur non essendo un ospedale universitario, possa comunque ricoprire un ruolo importante nell'ambito dell'insegnamento e della formazione del giovane personale medico». La Neurochirurgia si dedica al trattamento delle patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale e periferico, nonché la colonna vertebrale e il midollo spinale ed è una disciplina soggetta a rapidi progressi tecnologici, indispensabili per poter operare in condizioni di sempre maggior sicurezza ed efficacia, soprattutto in considerazione dell'estrema delicatezza - fisiologica e sociale - delle strutture anatomiche interessate.


La specializzazione in Neurochirurgia si ottiene dopo la laurea in Medicina e Chirurgia con un corso universitario della durata di 5 anni, durante il quale gli specializzandi apprendono numerose nozioni relative alle patologie neurologiche suscettibili di trattamento chirurgico, «tuttavia i libri non sono in grado di trasmettere anche la precisione che deve contraddistinguere un neurochirurgo, il quale può trovarsi a trattare patologie di varia complessità, dai tumori cerebrali e del midollo spinale alle patologie cerebrovascolari, dai traumi cranici e vertebrali alla neurochirurgia funzionale e stereotassica - continua Biroli -. Di qui l'idea di organizzare un corso per formare i giovani neurochirurghi che frequentano i primi anni della specializzazione e che muovono i primi passi verso questa professione».

Il corso, giunto al secondo anno, offre agli specializzandi la possibilità di simulare diversi interventi chirurgici, craniotomie e osteosintesi, su modelli sintetici con la massima sicurezza possibile e sotto la supervisione di docenti di alto livello. Ogni specializzando ha a disposizione un cranio di plastica - costruito appositamente, rispettandone l'anatomia - e tutta la strumentazione chirurgica necessaria: trapani e frese per aprire la scatola cranica, placche e viti in titanio per richiuderla. Si procede così alla simulazione di un intervento chirurgico vero e proprio: la testa in plastica viene posizionata sul tavolo operatorio, come si fa con un paziente in carne e ossa, sul cranio finto vengono poi eseguiti quattro diversi approcci alla craniotomia, una procedura che consente l'accesso all'interno del cranio per poter trattare le malattie di interesse neurochirurgico. L'interno del cranio utilizzato come modello per queste esercitazioni non contiene alcun materiale, l'obbiettivo del corso è infatti quello di fornire i primi rudimenti della tecnica di apertura e di ricostruzione della scatola cranica, si tratta cioè di un training di base, che offre un vantaggio importante: può essere eseguito in assoluta sicurezza e in piena tranquillità da parte dello specializzando. Un altro punto di forza di questo corso, oltre all'aspetto pratico, è l'aspetto teorico. La formazione dei giovani specializzandi si avvale infatti dell'apporto altamente qualificato di relatori italiani e internazionali. Questo team di docenti fornisce, in maniera approfondita e dettagliata, una spiegazione teorica per ogni tipo di approccio chirurgico e successivamente sorveglia l'esecuzione pratica di ciascuno degli specializzandi.

«Pur nella semplicità dello svolgimento - conclude Biroli - il corso, ideato e realizzato nel nostro ospedale, è un'esperienza unica in Italia per gli specializzandi in neurochirurgia ed è il primo corso in Europa organizzato secondo queste modalità. Inoltre siamo riusciti a coinvolgere un gruppo di docenti di alto livello, un passo molto importante, soprattutto nel nostro Paese, dove forte si avverte la carenza di risorse sul piano educativo».

Marina Ferrario

© RIPRODUZIONE RISERVATA