La natura si ribella, cambiamo abitudini

Il commento Caldo, aridità, frane, grandinate violente, allagamenti repentini, terremoti , tsunami, fiumi e torrenti in secca, sembra proprio che la natura stia gridando, che ci faccia sentire tutti i giorni la sua voce, il suo grido disperato implorando rispetto.

Vuole essere amata e lasciata selvaggia perché segue i sui cicli, le sue dinamiche e regole che sfuggono al mondo «normato» dell’uomo e rimangono impreviste ed imprevedibili per chiunque, anche il più esperto e navigato di noi di qualsiasi scienza e attività ricreativa. L’evento di domenica sulla Marmolada non ha nessun responsabile singolo, nessun nome e cognome da accusare, nessun professionista o amministratore da crocifiggere. È un evento di dimensioni eccezionali, con un seracco ed un fiume di detriti che scende per oltre 1500 metri di dislivello, lo stesso che separa la cima della Presolana all’abitato di Colere, o del Monte Arera al paese di Valcanale. Avessero le nostre montagne ancora i ghiacciai di 100 anni fa investiti da analoga ondata di calore di domenica scorsa avrebbero potuto provocare un crollo analogo coinvolgendo dall’alpinista in quota al pastore al parroco del paese. Dunque spero tanto che la tragedia della Marmolada serva per riflettere ancora più profondamente su come stiamo vivendo e comportando con l’ambiente che ci circonda piuttosto che la facile caccia alle streghe per trovare il nome e colpevole nel singolo per lavarci la coscienza e non sentirci responsabili. Eh no, questa volta l’identità dell’accusato è quella di ognuno di noi.

Io non credo che sia solo e esclusivamente l’uomo la causa del riscaldamento di questa porzione di tempo geologico della terra, ma di sicuro, è certo, noi siamo dei pericolosissimi e innegabili acceleratori e distruttori di questi cicli naturali

Nessuno infatti ha cambiato i comportamenti personali di come viviamo sia prima che dopo l’ultimo evento tragico della Marmolada. Continuiamo a farci la doccia che dura 15 minuti, a lasciare aperto il rubinetto mentre ci facciamo la barba o laviamo i denti, continuiamo ad avere l’acqua potabile nello sciaquone dei nostri bagni, usiamo l’ascensore o le scale mobili per andare al primo piano, per andare alle partenze degli aerei delle vacanze, con scalinate sempre vuote e uomini in fila per usare le proprie comodità e ritrovarsi poi su un altro attrezzo a corrente per correre e far calare la pancia. Riscaldamenti domestici che in inverno mettiamo su 23 o 24 gradi o aria condizionata a tutta per 24 ore in case ed uffici. Mille attrezzi elettronici lasciati in standby mode con la spia accesa del «pronto all’uso» che ci costa una centrale nucleare solo per alimentare quelle dei cittadini d’Europa. Potrei andare avanti per ore a elencare i nostri errori e malcostumi che non cambiamo perché fa più comodo credere che ci sarà qualcuno o una norma che cambierà l’influenza dell’uomo sui gas serra e sul ciclo naturale di glaciazioni e rinnalzamento delle temperature. Io non credo che sia solo e esclusivamente l’uomo la causa del riscaldamento di questa porzione di tempo geologico della terra, ma di sicuro, è certo, noi siamo dei pericolosissimi e innegabili acceleratori e distruttori di questi cicli naturali, che ora non lo sono più perché sballati nei dati e nei tempi e la natura rischia veramente e seriamente di collassare come il seracco.

Ho visto i nostri laghi alpini svuotati completamente delle loro riserve idriche e ho assistito in prima persona alla sparizione degli ultimissimi ghiacciai e nevai delle Orobie

Dunque che nessuno si permetta di togliere il proprio nome dalla causa del crollo del seracco e di tutti gli stravolgimenti naturali. Questi crolli li ho visti anche pochi mesi fa in Himalaya a quote doppie rispetto alla cima dolomitica. Ho visto anche oggi mentre lavoravo in elicottero per un approvvigionamento in quota i nostri laghi alpini svuotati completamente delle loro riserve idriche, e ho assistito in prima persona alla sparizione degli ultimissimi ghiacciai e nevai delle Orobie nell’ultima mia traversata a piedi di tutte le creste della nostra catena montuosa. Domenica e ieri mi hanno bombardato di interviste tutte le testate giornalistiche e televisive d’Italia e alcune straniere e a tutti ho detto che non voglio vedere perdere tempo a cercare colpevoli singoli che non ci sono come alibi delle nostre responsabilità. Ora è tempo di pregare per le vittime, essere più rispettosi e accorti a quando ci muoviamo in qualsiasi contesto naturale e cambiare già subito dopo la lettura di questo giornale, l’utilizzo di energia, acqua e di tutte le risorse. È ore di avere un altro comportamento, civico, morale ed etico con chi per millenni ci ha accolto e lasciati diventare quello che noi crediamo essere un mondo civilizzato e moderno.

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