Contagi, la curva comincia a calare: «Ma decessi alti»

In Bergamasca si è arrivati a 600 positivi
ogni 100mila abitanti, sotto la media regionale
L’epidemiologo Buzzetti: il picco è stato raggiunto

La curva epidemica si sta ammorbidendo ed è iniziata la fase di discesa anche nella Bergamasca. Non è una certezza e la prudenza resta necessaria nell’analisi dei vari indicatori, vista la percentuale consistente di casi non registrati su tutto il territorio nazionale e quindi «sottostimati», come certifica anche l’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di Sanità, che parla di un aumento di reinfezioni.

Ma la tendenza al ribasso in atto da alcuni giorni può essere cristallizzata in un grafico esemplificativo (quello riportato a fianco, sul trend da marzo 2022 dei casi settimanali ogni 100mila abitanti), che ora anche nella Bergamasca sembra riportare una traiettoria in progressivo calo, ponderati sempre gli inevitabili sbalzi giornalieri e nonostante la variante Omicron morda ancora, alimentando un tasso di positività in regione che non si discosta dal 20%.

«Analizzando la traiettoria dei casi settimanali ogni 100mila abitanti si può dire che anche nella Bergamasca sembra sia iniziata la discesa – spiega l’epidemiologo Roberto Buzzetti, già direttore dell’Ufficio epidemiologico dell’Ats di Bergamo –. Usiamo sempre tutta la cautela possibile, perché gli esperti stimano casi reali superiori a quelli dichiarati e registrati. Ci sono tanti positivi in giro che non si espongono alla registrazione dei tamponi per non incorrere nell’isolamento e nelle pastoie burocratiche, ma la forma della curva epidemica nella Bergamasca lascia intravedere una luce. Sembrerebbe che in Italia il picco sia stato raggiunto e si è scesi sotto i 1.000 casi alla settimana ogni 100mila abitanti. La Lombardia sembra fare la stessa cosa con meno di 800 casi settimanali e la provincia di Bergamo, che è rimasta negli ultimi mesi sempre sotto la media nazionale e regionale, si attesta poco oltre i 600 casi settimanali ogni 100mila abitanti. Il picco dovrebbe essere stato raggiunto, la discesa è iniziata».

A marzo nella Bergamasca si oscillava sui 200 casi settimanali di incidenza, progressivamente lievitati fino a sfiorare quota 400 ai primi di maggio, per poi calare intorno al valore di 100 a giugno e riprendere ancora una scalata incessante che ha determinato un’incidenza intorno al valore 700 a metà luglio. «Ora le curve dei casi settimanali (nazionale, regionale e provinciale) sembrano essersi allineate tutte verso il basso – aggiunge Buzzetti –, con quella Bergamasca in leggero ritardo ma comunque ora allineata. La curva dei decessi purtroppo, come in ogni ondata, è sempre l’ultima a diminuire. In tutte le ondate, come in una corsa ciclistica, c’è la salita, il gran premio della montagna e poi la discesa, solo che qui oltre alle molteplici variabili e al sommerso si aggiunge la nuova variante, che continua a mietere contagi».

Il dato dei morti per Covid resta alto sia in provincia sia in regione (al 22 luglio, in meno di un mese, già si contavano 429 vittime in Lombardia e 38 in Bergamasca), a testimonianza del fatto che l’Omicron non ha portato con sé una riduzione del numero dei decessi.

In Bergamasca, da quel 17 dicembre 2021 in cui si registrarono ufficialmente i primi casi di variante Omicron, si sono contati oltre 190mila contagi e con il sommerso è verosimile arrivare a 250mila persone entrate in contatto con la variante. I contagi ufficiali in termini assoluti nella Bergamasca hanno seguito nel 2022 questa traiettoria: ben 86.995 casi accertati a gennaio, 17.472 a febbraio, a marzo 12.601 casi, ad aprile 15.997, a maggio 10.916, a giugno 10.213 e già oltre 20mila a luglio; in Lombardia invece si sono segnalati 911.757 casi a gennaio, 203.479 a febbraio, 204.707 a marzo, 228.186 ad aprile, 127.540 a maggio, 158.400 a giugno e già più di 250mila a luglio. Ma la traiettoria dell’incidenza settimanale dei casi ogni 100mila abitanti, con la media mobile settimanale che neutralizza appunto le fluttuazioni giornaliere causate da diversi fattori fornendo l’indicazione della tendenza, restituisce un quadro in discesa per la Lombardia e la provincia di Bergamo.

Quanto invece ai decessi, i numeri comunque elevati con 6.187 morti in Lombardia (dal 1° gennaio 2002 al 22 luglio) e 442 vittime in Bergamasca (nello stesso arco temporale) sono frutto di una progressione della variante Omicron e di oscillazioni varie nel corso dei mesi da monitorare, come quella del 20 gennaio in cui si registrarono 131 vittime in regione, di cui 15 nella Bergamasca. Ma un dato va comunque evidenziato: la letalità, cioè il rapporto tra il numero di positivi e le vittime causate dal virus, è rimasto basso nel corso dei mesi caratterizzati dalla prevalenza dell’Omicron, rimanendo confinato in Bergamasca e in Lombardia sotto lo 0,30% (a fine gennaio il tasso di letalità in provincia era allo 0,17% e a giugno allo 0,26%; in Lombardia a gennaio era allo 0,24%, a giugno allo 0,17%), dati nettamente inferiori a quelli riscontrati nelle ondate precedenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA