Ospedale in Fiera: «Curati 245 pazienti Covid. È stato un aiuto essenziale»

La dg Stasi: così il «Papa Giovanni» ha potuto curare anche malati di altre patologie. «Impegno da record, esperienza vincente».

« Un’esperienza vincente, di grande impegno ma anche di soddisfazioni : è stato come se l’Asst “Papa Giovanni” si fosse ritrovata all’improvviso con un ospedale in più: oltre a quello di Bergamo e di San Giovanni Bianco è arrivato anche quello della Fiera. L’abbiamo visto nascere in tempi record, ma da record è stato anche l’impegno dell’Asst nella gestione e organizzazione di questa struttura: non può esistere un presidio medico avanzato senza una casa madre, e quella casa madre eravamo noi». Così Maria Beatrice Stasi , direttore generale dell’Asst «Papa Giovanni» di Bergamo introduce il bilancio, fatto di numeri e di esperienza, sull’ospedale in Fiera.

«L’idea è nata in un momento critico, in piena pandemia, nella primavera del 2020, quando gestire l’accesso di contagiati da Sars-Cov2 nei pronto soccorso di Bergamo e provincia era drammatico – ricorda Stasi –. L’ospedale in Fiera quindi é stato fondamentale nei momenti clou della prima ondata, ma anche perché, in fasi successive, è stato possibile utilizzare quegli spazi in modo molto versatile: l’ospedale si è trasformato più volte, in poliambulatorio per il follow up dei pazienti Covid, in sede per tamponi, poi ancora in ospedale e in particolare in Terapia intensiva, poi ancora sede vaccinale per l’influenza e quindi per la campagna massiva contro il Covid».

L’ospedale in Fiera ha aperto i battenti il 6 aprile 2020, dopo che la delibera della Regione lo assegnava, per gestione e organizzazione, come presidio medico avanzato all’Asst «Papa Giovanni» (direttore sanitario Oliviero Valoti, coordinatori infermieristici Luigi Da Leffe e Manuela Busetti). «Il clou dei ricoveri al “Papa Giovanni”, quando non sapevamo più come fare per trovare un letto, era passato da poco: il picco lo avevamo toccato il 29 marzo, e poter contare su altri posti per noi è stato vitale – ricorda Stasi – .Aprire il presidio, grazie allo sforzo di chi l’ha costruito, gli Alpini e gli artigiani di Bergamo, è stata una grande prova organizzativa e tecnica per l’Asst: basti pensare, per esempio, ai collegamenti informatici realizzati in tempo record, fondamentali per la condivisione delle cartelle cliniche, gli esami diagnostici, le prescrizioni di farmaci.

È rimasto attivo, nella prima ondata, fino al 24 maggio : in 49 giorni, vissuti davvero come su un ottovolante, sono stati gestiti 120 pazienti, di questi molti in Terapia intensiva ». Ci sono stati picchi di ricovero anche in Fiera, si è arrivati fino a 47 pazienti accolti in un giorno , e 12 in Terapia intensiva , quanto un reparto di Area critica in un ospedale medio. Di questi 120 pazienti complessivi 89 sono poi stati dimessi a domicilio, altri 2 in strutture protette, 28 trasferiti in altri ospedali e un paziente purtroppo, è deceduto . In questi 49 giorni hanno lavorato 277 persone addette alla cura dei malati come operatori sanitari, tra medici, infermieri e tecnici sanitari: nel dettaglio 14 dipendenti del “Papa Giovanni” e altri 18 liberi professionisti reclutati sempre dall’Asst, 5 in comando da altre Aziende sanitarie, 40 della logistica degli Alpini, 46 arrivati con il contingente medico russo, 82 con il gruppo di Emergency, 15 volontari e 55 della Protezione civile.

Crollati i contagi della seconda ondata, il presidio ha vissuto poi, fino a settembre 2020, in un’altra pelle: trasformato in un ambulatorio per il follow up degli oltre 2.000 pazienti con sintomi Covid curati dall’Asst «Papa Giovanni». «Un grandissimo laboratorio di clinica e di ricerca sugli effetti del Covid e siamo stati i primi in Italia – continua Stasi – . Gli ampi spazi della Fiera hanno consentito il necessario distanziamento, un progetto così non poteva essere ospitato altrove».

Poi il 2 novembre, in piena seconda ondata, l’ospedale in Fiera riapre i reparti di degenza, in particolare - per alleggerire la pressione sugli altri ospedali e permettere al «Papa Giovanni» di seguire anche pazienti con altre patologie in Area critica - si punta sulla Terapia intensiva (coordinamenti medico Francesco Ferri, infermieristico Giuliana Vitali) e resta attivo fino al 25 gennaio 2021: tre mesi lunghissimi, con 32 posti attivati gestiti dal «Papa Giovanni» e dai «Civili» di Brescia (con personale anche dalle Asst Bergamo Est e Ovest, Poliambulanza di Brescia, Policlinico San Marco di Zingonia, Humanitas Gavazzeni di Bergamo). «Un carico di lavoro immane – rimarca Stasi – , con 9 medici e 24 infermieri distaccati alla Fiera e la necessitò di coordinare anche équipe da fuori. Ma l’esperienza ha funzionato, da “protocollare” come nuovo modello organizzativo». 125 i pazienti curati in questa seconda ondata: in totale, le due fasi ospedaliere della Fiera hanno ospitato 245 malati.

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